A volte mi contendo un perché
con l'altro me stesso
su un anaglifo dai tratti in rilievo
elargiti dal cristallo di uno specchio.
A volte mi contendo un perché
con quel labile riflesso
guardandolo con tale intensità
quasi a romperne il silenzio
cinto solo da mormoranti fiocchi.
Fiocchi di solitudine
addensati in un istante
quando velatamente oppressi
ci osserviamo curiosi
agli opposti di un cristallo
specchiato nel rilievo di una lacrima
prigioniera di un'essenza indefinibile.
Stiamo lì,
a guardarci in ieratico silenzio
su quel confine senza tempo
divenendo una cosa sola
negli istanti di un fuggevole pensiero.
Un anaglifo di fine cristallo
dalle cui profondità risale freddo
l'apparente rilievo
di quell'altro intenso me
che gioca ad imitarmi sempre,
alla disperata ricerca di me,
di rughe e di espressioni,
di tutto e di niente.
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