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Calliope

Calliope
Inno all'arte che nel nostro sangue scorre.

mercoledì 18 maggio 2016

La pena dell'assassino

Pure, si può accusare quell'uno di ogni delitto del passato, senza voler la pena di morte dell'assassino, ma chiederne clemenza.

lunedì 16 maggio 2016

Dissolvenze

...Quando l'anima si è estesa e poi raccolta e poi adagiata nello spazio del proprio silenzio, si fa attenzione a che perfino il suono lieve di una piuma non sciupi l'attimo... (da Dissolvenze ed, 2015 copyright Am Vezio)

Condiviso da Piera Pistilli, un omaggio al Progetto Fiaba.

C'era una volta un'Elfa Tata che girava nei boschi del mondo e incontrando la sofferenza dei bambini decise di donar loro un sorriso. .. scrisse una favola e la lesse loro! I bambini sorrisero, ma tornarono tristi perché le loro famiglie erano in difficoltà. Elfa Tata voleva che essi, grandi guerrieri afflitti dal dolore sorridessero di nuovo.
Pensa e ripensa cerco tanti amici e li invitò a scrivere le loro fiabe. Essi ne furono felici! Tata Elfa felice corse dai bimbi a leggere le nuove storie! Essi sorrisero ancora, ma la lotta troppo spesso era dura e lunga e le mamme dei piccoli guerrieri afflitti non avevano nessun ristoro o conforto...
Pensa e ripensa a Tata Elfa venne in mente di pubblicare tutte le fiabe in un gran libro e di venderlo per poter donare all'ospedale dei bimbi guerrieri dei fondi in più per mamme e figli!
Così senza tener conto del suo tempo e del suo guadagno, si pose in opera per realizzare il suo progetto.
Non poteva guarire i bimbi o alleviare il dolore delle loro mamme per la loro malattia ma poteva donare qualcosa a questi guerrieri per rendere la loro permanenza meno dolorosa....
Un giorno mi hanno presentato Tata Elfa ed ho capito quanto fosse importante e pulito il suo progetto! Così unicorno un po' bizzarro iniziai a divulgare la sua opera.....
Ve la ripropongo spesso come un mantra! Spero che qualcuno ne sia interessato!
Non vi è alcun guadagno nel proporre l'amore per i bambini, No vi è tanto lavoro che non si vede è credetemi non si sente fatica....
Vi propongo un regalo per i vostri bimbi e di riflesso anche per i piccoli guerrieri afflitti che vivono in ospedale!
Conosco la vostra generosità! Chiunque sia interessato può contattarmi in privato o guardare l'evento "l'ora dorata" su Facebook!
Non vi può essere un lieto fine senza l'aiuto di tutti!
Indegna informatrice vi auguro buona giornata Piera

giovedì 12 maggio 2016

Passi

Ogni passo è un attimo di vita che prepara al successivo, fermarsi sul cammino già fatto, è mettere a rischio il momento che arriva. E mai arrivare ad essere soddisfatti, e fermarsi nel crogiolo del già fatto; come potrebbe essere “vita” raggiungere e restare nel raggiunto?
D.L. 22/4/41 n. 633 (D.L 22/5/2004 n.128) su testo e immagine

martedì 10 maggio 2016

Della “Piattaforma”

Buongiorno. A ogni incontro ci si augura un "Buon", quel "buon" è il barlume di coscienza della vita che ci spinge a esprimere la percezione che, aldilà delle difficoltà del quotidiano (protratte fino alla nostra fine), la base dell'esistenza è una piattaforma di luce. Ognuno ha il suo percorso, il suo carattere, che stimola a guardare con più attenzione il malessere/dolore che si accatasta sulla piattaforma; o a sviluppare l'occhio dell'anima e la trivella della mente, per forare la catasta dei malesseri/dolori e consentire al barlume di luce di splendere, per poco possa fare, a dimostrare che la piattaforma c'è, è lì con noi dal Sempre. Infine, alcuni di noi lavorano incessantemente a rimuovere gli scarti prodotti dai malesseri/dolori per tenere lustra la piattaforma di luce; arrivano alla certezza che ogni malessere/dolore è la liscivia per rendere la propria vita splendente e felice. Perché siamo sulla terra per questo: per imparare a essere felici, per scoprirlo prima di morire. Ché non è nel dna umano soffrire a tutti i costi, questa è memoria millenaria, ma non è la memoria della Vita. Non è un preambolo augurare "buono" giorno nuovo o pomeriggio o sera o tutto, in ogni circostanza: con il cielo plumbeo o ridente, c'è un fiore o un sorriso che illumina l'istante presente, a dimostrazione, per l'appunto, dell'esistenza della "piattaforma di luce". E' il nostro "sguardo di dentro" a consentire di vederla o di affondarla sotto il peso di continue scorie/malessere/dolori.
Stralcio di "Appunti di Viaggio" ed. by Annamaria Vezio


D.L. 22/4/41 n. 633 (D.L 22/5/2004 n.128) su testo e immagine

domenica 1 maggio 2016

Passava il tempo, passava spesso, ma non salutava mai... Tappa del Tour a Firenze il 26/05/16


Presso Associazione Culturale il Giglio via Jacopo Da Diacceto, 3/B Firenze, 26/05/2016 ore 17,00. Vi aspettiamo!
"Passava il tempo, passava spesso, ma non salutava mai..."
Vi aspetto numerosi, non è da tutti i giorni incontrare VITTORIO ROMBOLA': un Grande Istrione, Autore e Regista di testi teatrali, nonché Autore dello Spot "AIO" (interpretato da M. Wertmuller), e Scrittore, Poeta e... tanto tanto altro!
Qualche anno fa, in quasi concomitante data, Vi invitavo alla presentazione di una delle riuscitissime Opere di Vittorio Rombolà che certamente ricorderete (Loro l'oro), Firenze ama e accoglie l'ultima fatica letteraria dell'Autore, e noi insieme alla città della Cultura, vi attendiamo il 26 c.m. per presentarvela. "Passava il tempo, passava spesso, ma non salutava mai..." (un titolo che è già una promessa) sarà correlato di sorprendente proiezione video, la curiosità corre sui binari dei pochi giorni che ci separano dal Giovedì 26 Maggio... io fremo, e Voi?
Al 26 maggio dunque, per un INCONTRO SENSAZIONALE!
Vs Annamaria
tvpiù Vittorio Rombolà: uno dei pochi veri autori capaci di saper trasmettere sentimenti ed emozioni - tvpiù
Ci vuole coraggio e sensibilità senza pudori. Ci vuole giustizia non appagata... ci vogliono occhi liberi e coscienza pura... Rombolà ha tutto questo... (dalla prefazione di Paolo Triestino). A Firenze la presentazione dell'ultima fatica letteraria di Vittorio Rombolà: "PASSAVA IL TEMPO, PASSAVA SPESSO, MA NON SALUTAVA MAI..." 

"La bambina alla finestra" (Magistrale racconto di Gerardina Rainone)

Poteva essere il vento,o forse la mamma tornata indietro per qualche motivo. Era tipico di lei dimenticare qualcosa quando si recava al lavoro,sempre senza troppa voglia. Tuc... tuc... e poi più nulla. Amely era una bambina che non conosceva paura, non dopo quello che le aveva detto la nonna sulla loro famiglia. La tata era nella stanza a fianco e come sempre,al pomeriggio, dormiva sulla poltrona con un libro in grembo. Diceva sempre che la campagna le faceva un effetto soporifero e quella casa dove vivevano con il lungo viale, l'ampio giardino antistante era l'ideale per riposare. Il sangue le uscì dal naso in un piccolo rivolo, Amely si guardò allo specchio. Una goccia si allargò sulla maglia bianca: era il segnale. Si recò di corsa nella biblioteca al piano inferiore, non era la mamma né il vento che rompeva il silenzio del pomeriggio. La nonna era stata precisa nell'indicare la traccia di cui aveva bisogno. Si teneva un fazzoletto premuto al naso e freneticamente cercava quel foglio nella sesta pagina del libro degli incantesimi. Doveva fare in fretta, il Male, come lei lo chiamava era lì. Seguì la procedura: la mano sul simbolo, il cerchio sul pavimento e il ciondolo al collo. Più volte sillabò la formula, anche se non ne conosceva il motivo, ma lei era una Sentinella e non doveva sapere, doveva agire. ”Con questa croce, io Amely, proibisco alle entità avverse e ostili di entrare. Io vi proibisco la carne, il sangue e l'anima finché non avrete valicato ogni collina e valletta, attraversato ogni corrente e fiume, contato ogni granello di sabbia e tutte le stelle del cielo notturno. ”Il simbolo dell'infinito tardava ad illuminarsi, era scolpito sul ciondolo e le altre volte aveva funzionato subito ricacciando la nebbia prima che si materializzasse. Erano entità subdole quelle che lei combatteva, ma sapeva che poteva farcela e inoltre non era sola, il suo gatto Medusa le stava sempre accanto e catalizzava il suo potere. Uscì dal cerchio disegnato sul pavimento e corse alla finestra della sua camera, fissò intensamente il punto luminoso sul vetro, pronunciando sempre la formula. Finalmente il talismano brillò e il paesaggio del giardino sottostante apparve limpido e rassicurante. La zona dove abitavano era stata da sempre considerata un luogo magico, ma Amely non immaginava che lei fosse così importante per l'Equilibrio Globale, così si era espressa la nonna,quando a tre anni le aveva mostrato il suo talismano. La mamma anche era una Sentinella, ma meno potente di lei che già alla nascita fece registrare un picco di potenza nel reparto neonatale;tutte le luci impazzirono e lampeggiarono contemporaneamente facendo pensare ad un imminente blackout. Amely capì dopo tempo gli strani disegni che eseguiva a pochi anni, una stella a cinque punte iscritta in un cerchio era quello che ripeteva più di frequente. A scuola la maestra aveva notato questo talento pittorico, ma più di tutto era preoccupata per la sua capacità di estraniarsi, lo sguardo perso verso la finestra. Aveva voluto un colloquio con i genitori per assicurarsi della serenità famigliare e chiedere spiegazioni dello strano ciondolo che a volte sembrava emettere bagliori. Fu la madre a rassicurarla sulla salute di Amely e del clima tranquillo in casa, la maestra però, cominciò ad agitarsi, le mani le tremavano, un sordo rintocco echeggiò nella stanza. Non aveva bisogno di sapere altro la madre di Amely, aveva visto che gli occhi della maestra erano cambiati di colore e non si fece cogliere impreparata. Si alzò di scatto evitando un fendente con una penna, il viso contorto della donna si avventò su di lei mentre il sangue dal suo naso le scorreva copioso. Nel trambusto generale nessuno si accorse di Amely, dall'ultimo attacco del Male portava sempre con sé il libro e la formula che recitò prontamente. Un bagliore del suo talismano colpì in pieno la maestra che si accasciò al suolo. Per fortuna quando rinvenne non ricordava nulla e i suoi occhi erano tornati al loro colore. La famiglia si accomiatò con la scusa dell'epistassi senza dover fornire spiegazioni. Quella sera stessa Amely con la nonna e la madre si riunirono per intensificare la potenza del talismano. Alla nonna non era sfuggito il pericolo sempre più evidente e dichiarò che la guerra si faceva più intensa. Avevano bisogno di alleati più potenti. Se avessero abbassato la guardia avrebbero corso pericolo di vita tutte loro. Aveva visto la figlia perdere sempre più sangue.
Bisognava agire subito. Disegnò sul pavimento un cerchio grande da contenerle entrambe, Amely tracciò la croce all'interno e sua madre cominciò a cantilenare dopo aver preso le loro mani. Era una nenia antica, una sorta di melodia primordiale con toni non definiti che slittavano dal grave all'acuto. I talismani ai loro colli vibrarono, si illuminarono intensamente e quando si affievolì la luce vi era impressa in ognuno una stella a cinque punte. Era il più potente amuleto che la nonna conosceva quello, adesso sarebbe stato difficile oltrepassare la soglia attraverso la finestra per il Male, pur tuttavia ad Amely non era sfuggito un lampo di colore negli occhi della madre. La guardò con preoccupazione ma lei le sorrise tranquilla e si lasciò strusciare da Medusa. La gatta all'improvviso emise un gemito e corse verso la finestra con le pupille allargate. La nonna afferrò il talismano e insieme ad Amely recitò la formula ingiungendolo sulla donna che perse i sensi. La madre in effetti era la più debole sentinella tra loro, frutto di un secondo matrimonio della nonna che evidentemente aveva così affievolito un po' la capacità medianica della linea familiare femminile. Amely nonostante tutto, trascorse un'infanzia abbastanza serena, la nonna le regalò anche un'aquila, simbolo di potenza e invincibilità che la accompagnò fino all'adolescenza e che chiamò Tanka. La notte si appollaiava sulla testata del letto e vegliava su di lei. Amely aveva notato che gli attacchi del Male erano diretti agli adulti, mentre i suoi coetanei sembravano immuni. I suoi amici si aggiravano per la casa nei momenti di studio e di svago senza apparenti problemi. Almeno per loro non doveva preoccuparsi. Non si separava però mai
dall'amuleto, nemmeno quando il suo ragazzo, Antonio, la baciava teneramente, né quando erano tutti impegnati in quel videogioco che li coinvolgeva tanto. Era un gioco interattivo, con diversi personaggi da sconfiggere, trappole e inganni da evitare. Quella sera in particolare, si erano riuniti per festeggiare i suoi 15 anni e al solito qualcuno lanciò la sfida virtuale dopo cena. Amely si accorse subito che qualcosa di strano stava per accadere, i quattro amici intenti a giocare non si staccavano dal display, la fronte imperlata, il respiro sempre più affannoso in un crescendo di movimenti convulsi. Solo Antonio alzò per un attimo la testa e le gridò all'improvviso la formula che solo lei conosceva: ”Passione ardente/furiosa/la mia anima è curiosa/polifonia di sogno/spettacolo d'amore/di aiuto ho bisogno". Si era aperto un varco, ormai era chiaro. Tanka e Medusa accorsero mentre una nebbia sempre più fitta si sprigionava dalle dita frenetiche dei ragazzi. Anche la madre e la nonna di Amely arrivarono trafelate per far fronte all'attacco più malefico e odioso a cui avessero assistito. Non più il portale attraverso la finestra, il Male aveva trovato la via per dominare la mente dei ragazzi tramite il videogioco. La nonna racchiuse tutti loro nel cerchio di protezione, la mamma cantò la nenia, Medusa e Tanka si avventarono sui ragazzi per distoglierli dai display, ma i talismani non brillavano. C'era solo un'ultima possibilità, se non era già tardi. Amely l'aveva fatto solo una volta e non era stato piacevole. Corse nella sua stanza e senza pensarci si tuffò nel vetro della finestra seguita da Medusa e Tanka mentre la nonna, intuendo le sue intenzioni urlava: ”nooo”.
Apparve subito sui display Amely, o meglio la sua figura stilizzata. Il talismano impugnato come un arma emetteva luce di laser potente che polverizzava quello che sembrava un esercito di alieni, scansò una bolla di energia e il suo viso si ingrandì sugli schermi dei ragazzi mentre urlò di usare i talismani. Il solo a destarsi fu Antonio che afferrò gli amuleti posizionandoli sul gioco. Apparve subito una scritta: Game over. Un silenzio irreale calò nella casa, i ragazzi erano svenuti, la nonna e la mamma, visibilmente provate, raggiunsero la camera di Amely attirate dal miagolio di Medusa. La ragazza era riversa sul pavimento con accanto i suoi fidi animali. Anche questa volta l'Equilibrio Globale era salvo e in maniera definitiva. La adagiarono sul letto e con gioia notarono sul palmo della mano destra la stella a cinque punte. Lo riportava chiaramente il libro degli incantesimi, 
era quello il segnale della vittoria, il portale del 
Male si era definitivamente chiuso.


Gerardina Rainone  30/4/2016
D.L. 22/4/41 n. 633 (D.L 22/5/2004 n.128) su testo /immagine dal web