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Calliope

Calliope
Inno all'arte che nel nostro sangue scorre.

lunedì 30 luglio 2018

Che nessuna nube, fisica o interiore, possa rabbuiare il nostro cammino. Nessun attimo è uguale all'altro, non possiamo cambiargli le sembianze, non possiamo cancellarlo, ma possiamo perdonarlo se ci ha fatto male, carezzarlo se ci ha donato serenità, possiamo e dobbiamo amarlo sempre, perché è comunque un Attimo del nostro Tempo. E il nostro Tempo è un dono sacro, irripetibile.
AmVezio@text&image


mercoledì 11 luglio 2018

Stress e riflessione


Stress e riflessione

9 novembre 2013 alle ore 14.49
Imperterrita continuo il mio cammino sulla strada che mi fu assegnata quando ancora, probabilmente, il granello che sarebbe diventato embrione nell'utero di mia madre, vagava nell'etere. A volte stramazzo e mi ritrovo davanti allo specchio e parlo alla me stanca, sola, incompresa. Miro e rimiro lo sguardo smarrito e scendo nell'anima a cercare il lumino acceso, la piccola fiammella che sempre ritrovo, piccola e in attesa che io la scorga.
E, attraverso essa si palesa lo schermo della vita. Guardo l'attorno a me bisognoso di ascolto e ascolto, l'attorno a me bisognoso di essere visto, e lo guardo. Sorrido e mi risponde sorriso, abbraccio il dolore e lo faccio mio per liberare l'altro del fardello, e l'altro torna sulla sua strada sollevato. Sì, questo è il mio percorso, lo scelsi, probabilmente, quando ancora ero quel granellino nell'etere, ma allora non vidi che sarei stata umana anche io, e che anche io avrei avuto bisogno di tanto in tanto, di lasciarmi cadere e di essere rialzata. Che anche io avrei avuto bisogno di sentirmi umana, una tantum, e di essere ascoltata, abbracciata. Ma è la mia strada, l'ho scelta io, e gambe in spalla, mi porto a continuare il cammino, però, qualche volta voglio perdonarmi di essere umana e fragile. E di concedere all'anima stanca, di accorgersi che è stata rosicchiata, stressata.

Recensione "singolare, femminile" Romanzo di Francesca Montomoli

"Singolare, femminile": undici colori di un misteriosofico ventaglio, undici episodi di esistenza profondamente scandagliati, spogliati fino al nucleo dei personaggi ad accompagnare l’elemento umano alla natura della più intima essenza, finanche alla extrema ratio per alcuni.
L’autrice è fine conoscitrice del mondo interiore, attenta e oculata tessitrice tesse l’anima d’ogni personaggio scrupolosamente, senza mai cadere in noiosi luoghi comuni, piuttosto vivificando la già pulsante trama. Ella osserva, fotografa, disegna policromie di vite, non solo costituenti una storia, ma anima, cuore e natura dell’opera stessa; con dedita partecipazione simbiotica, empatica, rapisce e accompagna, inoltra in luoghi e attimi che si fanno tutt’uno con il lettore trasportato nelle vene del protagonista. Undici avvincenti momenti di vita. Intensa e profonda l’analisi psicologica in Audrey, nella fragilità delle decisioni, nei friabili propositi, nei rimorsi che annichiliscono l’anima. La Montomoli con la raffinatezza di chi, compassionevole se pur obbiettivo, osserva e carezza i moti ammutinanti che imprigionano un’anima, un’esistenza, un corpo. In Risveglio l’accurata indagine illumina la coscienza, in ogni riga s’aprono scenari importanti di consapevolezza. È Time out all’infinito spaccato di vita, argomento spinoso che l’Autrice dipinge di colori tenui e soffusi di cum passione. Delicata denuncia sociale. In Rebecca Fox l’esposizione in prima persona ci riflette nelle circostanze: viviamo i suoi pensieri, vorremmo intervenire, salvarla, ma Rebecca si salva da sé: come? è inimmaginabile come ella segna la sua vittoria. In La scelta, nitide e nette traiettorie su trama tanto breve quanto esaustiva i moti emozionali, di noi tutti. È singolare Regionale veloce, una storia come tante, un non mai confessato che diviene interessante morbida esistenza. È tutto singolare in "Singolare, femminile". Nondimeno sottile e stupefacente è Bambola di porcellana; le vie che percorrono il riconoscimento di scelte non volute o di pregiudizi, sono cosparse di avvenimenti non prevedibili e spesso tragici. È Luca, un uomo a portarci quasi alla fine della lettura del libro. Un uomo narrato nella sua più misterica essenza attraverso il suo normale vivere. Tutto appare normale in Compravendesi, anche il sogghigno del ratto davanti al cespuglio dei roseti: ventuno. La sorpresa è l’eleganza dell’Autrice che avvince e rapisce; mai avrei supposto un finale così... Dolci colline coinvolge e trasporta. Incanto pervaso di stupore, minuziosa descrizione, disamina di luoghi; e il dialogo della protagonista: prezioso sguardo sull’esistenza palpitante d’espressioni di alta liricità. Nel finale della Raccolta un ultimo saggio sulla natura umana, sulle fragilità e morbosità, difese e offese. Amina rappresenta il nostro periodo storico di violenza e pregiudizi, di doni rinnegati. L’Autrice descrive un coinvolgente panorama culturale straniero, pure non lontano dal modus operandi dell’uomo occidentale. In questo ventaglio di racconti dagli undici colori diversi, una sfumatura è persistente: la libertà dalle angherie, auto-inflitte o propinate; e il senso di giustizia umana e ancestrale, di armonia del Cosmo e del Microcosmo. È "Singolare, femminile" un’opera òrfica, altamente lirica. Il prodigioso valore dei segni nei lemmi, ne fa materializzazione di encomiabile ispirazione; in scrittura lineare, la Montomoli tocca corde vive del pensiero/emozione.
Recensione di Annamaria Vezio

domenica 8 luglio 2018

"Poi, silenzio" di Arianna Vadi, anni dieci, Firenze (Progetto Fiaba)

Sento il fruscio
delle foglie sugli alberi,
sento il ticchettio
delle gocce di pioggia,
sento dei passi,
un sussurro
e poi: solo silenzio.
Arianna Vadi, anni dieci, Firenze

Assaggio di Progetto Fiaba
Poeti in erba nei volumi La Casa delle Fiaba
Arianna Vadi, anni dieci, Firenze

“Magie” di Sabrina Vadi, anni sei, Firenze (Progetto Fiaba)

Piccolo e verde il bruchino
Presto sboccerà dal suo bozzolino.
Nel cielo turchino volerà
e di mille colori si vestirà.
Piccoli poeti de La Casa delle Fiabe in “Arcobaleno di noi” ed. 2017

Sabrina Vadi, anni sei, Firenze

"La vita in punta di piedi"

Mi piace attraversare la vita in punta di piedi: non spavento nessuno, mi vede solo chi percepisce il mio profumo se risveglia il suo, mi risponde solo chi sente il mio silenzio.
Mi piace attraversare la vita in punta di piedi, mi glorio di albe e fusione di cieli che il rumore potrebbe sfumare. Nel silenzio del passaggio ascolto i movimenti dell'universo: essi si palesano in punta di piedi.
Attraversare la vita in punta di piedi è alchimia, è elettività, è osmosi, è catarsi.
Mai voglio fare rumore, potrei risvegliare nidi di serpi, potrei scombinare i movimenti dell'universo, potrei cadere nell'imbuto...
Mi piace attraversare la vita in punta di piedi, entrare in sintonia coi suoi insegnamenti, suggere le sue verità, essere sua silenziosa discepola.
Sì, sto bene attraversando la vita in punta di piedi: mi concede di vedere oltre il solco dei miei passi.
AmVezio@text&image(angeloinfuocod'artificioluglio2018)

"Singolare, femminile" di Francesca Montomoli (narrativa, recensione di Annamaria Vezio)


"Singolare, femminile":
undici colori di un misteriosofico ventaglio, undici racconti, undici episodi di esistenza profondamente scandagliati, visualizzati, spogliati fino al nucleo dei personaggi ad accompagnare l’elemento umano all’antica natura della più intima essenza, finanche alla extrema ratio per alcuni. L’autrice è fine conoscitrice del mondo interiore, attenta e oculata tessitrice crea l’anima d’ogni personaggio dettagliatamente, scrupolosamente senza mai cadere in noiosi luoghi comuni, piuttosto vivificando la già pulsante trama. Ella osserva, fotografa, disegna policromie di vite, non semplici costituenti una storia, ma anima, cuore e natura dell’opera stessa; con dedita partecipazione simbiotica, empatica, rapisce e accompagna, inoltra in luoghi e momenti che si fanno tutt’uno con il lettore trasportandolo nelle vene del protagonista. Undici avvincenti luoghi e momenti di vita.
Intensa e profonda analisi psicologica si fa specchio di molti di noi in Audrey, siamo anche noi quell’Audrey nella fragilità delle decisioni, nei friabili propositi, nei rimorsi che annichiliscono l’anima. Siamo anche molti di noi quei bulimici sofferenti, inconsapevoli del dramma interiore che attanaglia, fino alla lettura della storia che Francesca Montomoli presenta con la raffinatezza di chi, compassionevole se pur obbiettivo, osserva e carezza quei moti ammutinanti che imprigionano un’anima, un’esistenza, un corpo. Mirabile narrazione che ben rappresenta una tangibile realtà umana, il fantasma “bulimia”.
Mirabile la trama in Betty Sue, stupore continuo fino all’epilogo, inaspettato, cruento eppur carezzevole.
In Risveglio l’accurata indagine illumina la coscienza, rinvigorendo ogni riga che s’apre a scenari importanti di consapevolezza; quella consapevolezza così tanto mortificata dall’abuso del termine.
È Time out all’infinito uno spaccato di vita narrato dall’interno di un corpo, trattando un argomento spinoso che l’Autrice invece dipinge di colori tenui e soffusi di cum passione e di quella tenerezza che blandisce, avvolge nel mentre illumina la scena. Delicata denuncia sociale.
l’Autrice veste anche i panni Rebecca Fox, l’esposizione in prima persona fa sì che il lettore si rifletta nelle circostanze e affascinato, tenda a sentire forte empatia per Rebecca, ne vive i pensieri, e vorrebbe intervenire, salvarla, ma Rebecca si salva da sé: come? è inimmaginabile come ella segna la sua vittoria.
In La scelta, nitide e nette traiettorie sviluppate su trama tanto breve quanto esaustiva i moti emozionali in cui tutti ci possiamo specchiare. Un brevissimo saggio: “… il mondo ti si rovescia all’improvviso, con la stessa noncuranza di uno starnuto...” è lineare la scrittura della Montomoli, lineare e palpeggiante le corde vive del pensiero/emozione.
È singolare Regionale veloce, una storia come tante, un -non mai confessato- che diviene morbida esistenza. Ma è tutto singolare in Singolare, femminile.
Nondimeno sottile e stupefacente è Bambola di porcellana; le vie che percorrono il riconoscimento di scelte non volute o di pregiudizi, mai rivelatosi prima, sono cosparse di avvenimenti non prevedibili, e spesso a causa di tragedie. Anche l’uomo è personaggio portante nella Raccolta, la sua coscienza in continua prova è pari a quella femminile.
È Luca, un uomo a portarci quasi alla fine della lettura del libro. Un uomo narrato nella sua più misterica essenza attraverso il suo normale vivere.
Tutto appare normale in A.A.A. Vendesi, perfino il sogghigno del ratto davanti al cespuglio dei roseti: ventuno, ognuno con un suo nome femminile. La sorpresa è l’eleganza dell’Autrice, ben sa come avvincere e rapire; proprio come Luca, mai avrei supposto un finale così, da lui.
Reduce di un primo premio in un prestigioso Concorso Letterario, Dolci colline coinvolge e trasporta a ogni rilettura. È incanto pervaso di stupore il racconto di questo episodio, sono certa farebbe invidia ad Agata Crhistie per la minuziosa descrizione, la disamina dei luoghi e dell’intimo dialogo della protagonista e dell’attimo, e soprattutto del prezioso sguardo su tutta una esistenza che l’Autrice dipinge sui fogli; che l’Autrice fa pulsare in espressioni linguistiche di alta liricità.
È alla conclusione della Raccolta un ultimo saggio sulla natura umana, sulle sue fragilità e morbosità, sulle sue difese e le sue offese. Amina è rappresentanza anche del nostro periodo storico di turbamento coscienziale e di ingiustizia, di violenza e pregiudizi, di doni rinnegati. I protagonisti sono ben modellati in comportamenti diffusi, consueti forse, oggigiorno. l’Autrice li ambienta in un coinvolgente panorama culturale straniero, in fondo non molto lontano per il modus operandi dell’uomo, dall’Occidente.
In questo ventaglio di racconti dagli undici colori diversi, una sfumatura è persistente: la libertà, libertà dalle angherie, che siano auto-inflitte o che siano propinate; e il senso di giustizia, quella umana e ancestrale, quella che è armonia del Cosmo e del Microcosmo.
È “Singolare, femminile” un’opera òrfica, altamente lirica. Il prodigioso valore dei segni nei lemmi, ne fa materializzazione di encomiabile ispirazione.


Annamaria Vezio







La veste


giovedì 5 luglio 2018

-Riflessioni "Donna"- di Claudio Donati

Finché noi uomini non impareremo ad amare ci sarà sempre una donna che soffre perché non ha saputo insegnarcelo...
o ci sarà sempre un uomo che soffre perché non ha saputo comprendere...
Io credo che l'arte di amare solo una donna può conoscerlo, siamo noi uomini che abbiamo un concetto tutto nostro dell'amore, spesso molto superficiale e denso di istinti carnali che solo quando avremo incontrato una donna impareremo ad amare. Solo lei ce lo può insegnare, poiché l'amore è una cosa che fa parte della sua natura. Se solo ci soffermassimo un attimo a pensare al fatto che una donna rischia la vita per metterne al mondo un'altra...
Vedete, l'anima avverte sempre l'affinità di un'altra anima che la sfiora. Talvolta, l'anima fa sforzi inauditi per manifestarsi all'altra che, quasi fossilizzata sotto la materia, avverte qualcosa di vago, come un soffio in un sogno e non risponde all'appello; e accade spesso che le anime svegliate dalla simpatia. creino una loro atmosfera che le alimenta e vivano dello stesso fluido magico fino al momento in cui una delle due, la maschile o la femminile, quella che maggiormente sente di lasciarsi amare, lancia l'eterna invocazione. Sono questi forse gli amori che precedono o segnano e comunque individualizzano l' "amore - destino". Ancora: l'anima sente il potere ascendente o discendente dell'anima che predilige e della quale, talvolta, ha il presagio di correggere il destino, e siccome l'anima femminile è quella che ama meglio in profondità, il potere ascendente o discendente è quasi sempre uno dei suoi elementi. Anzi di più: l'anima femminile, eminentemente intuitiva, spingendosi come delicata antenna nell'atmosfera dell'ideale, raccoglie l'imponderabile fluido della ispirazione che trasmette, spesso inconsciamente all'anima maschile, eminentemente costruttrice, cosicché in molte vittorie maschili vi è materiale femminile. Si direbbe quindi che nella donna vi sia ben spesso un'anima che affiori all'esistenza terrena satura di una luminosità d'amore, che deve costituire l'atmosfera di un piano superiore a quello dove noi muoviamo i nostri passi, poiché essa ama sempre oltre gli orizzonti maschili. La donna è più vicina dell'uomo al suo destino. Essa lo intuisce con maggior rapidità e lo identifica tra mille altri, lo sigilla nel suo possesso con una logica che è maggiormente istinto. E nel silenzio di due amanti che, guardandosi negli occhi fino ad un pianto di dolcezza infinita, sembrano scrutare gli orizzonti dove forse si sono già incontrati un giorno, chissà dove, chissà come, chissà quando. Se lo sguardo dell'uomo serba ancora qualche bagliore di desiderio carnale, lo sguardo della donna è già composto di una dedizione spirituale. E molto prima di aver dato il suo corpo, essa ha già donato l'anima, perché nella donna è questa e non quello che cerca il proprio destino. La donna infatti riesce, amando, a dimenticare anche se stessa, identificandosi con il suo amore. L'uomo invece è sempre presente a se stesso ed egoisticamente salva qualcosa di sé al possesso dell'altra. L'uomo ama nell'amore l'avventura, perché questa non si volti a danno della sua personalità e a scapito della sua vanità. La donna cerca nell'amore la sola finalità della vita. L'uomo ama forse più volte, la donna certamente ama meglio una volta sola. L'uomo è distratto da tutto il mondo, la donna pone tutto il mondo nel suo cuore. La donna rende felice almeno un uomo nella sua vita e ogni uomo fa soffrire almeno una donna nella propria. La donna infine non impone leggi. Offre con gesto di bellezza rimastole dalle civiltà primitive, il dono del suo amore trino e perfetto: di sorella, di sposa e di madre... questo dono ha la freschezza e la fragilità di un fiore, se molte mani lo sanno cogliere, pochissime lo sanno conservare!!!.
Claudio Donati
per Anima di Vento 2018