La prima luce che mi carezzava il viso o lo sciabordio dell’acqua sotto il fondo della barca?
La luce che filtrava dalla fessura tra i due lembi della tenda!
Mi ritrovai nel mio letto, pieno!
Nel pieno di un amore passionale: turgido e madido.
Per un attimo restai interdetto; poi realizzai …
Ricostruii a ritroso quel lungo momento.
Improvvisamente mi ero trovato sulla soglia nella penombra della porta
appena socchiusa … avevo appena aperto ancora un po’ il battente … nel
chiarore incerto di non so quale abat-jour dormivi, il sorriso sulle
labbra, la mano morbida sul cuscino … quasi un faro sembrava illuminare
quella parte di stanza, solo quella parte … fui tentato di oltrepassarla
quella soglia … ma … ma tu apristi gli occhi e mi guardasti … mi
guardasti … mi ritrovai con la mia mano nella tua … a passeggiare tra i
tuoi fiori … nella tua camicia bianca sembravi la luce dei tuoi fiori.
E ridevi e correvi e mi … giocavi … Io ti seguivo “come un bambino
segue un aquilone” … mi tenevi per mano eppure mi sembravi lontana
lontana … finché me la lasciasti e prendesti a correre, correre …
“Vieni! - mi dicevi, senza parlare - Vieni!” … ed io sentivo il peso dei
miei anni. Ma improvvisamente mi nacque non so quale forza, quali nuove
o vecchie energie.
E t’inseguii e ti raggiunsi e ti presi io per mano.
E correvamo insieme su prati verdi verdi appena umidi di fresca rugiada.
Era notte; ma forse era la luce della luna che tingeva di luce la
nostra corsa. Tu ridevi, sorridevi nella tua svolazzante vestaglia.
“Spegni la luce” pensai.
Avrei potuto anche spegnerla la luna ma non il tuo sorriso.
Correvamo leggeri, eterei; attraverso il bosco che sembrava una coltre che ci copriva.
E tu ridevi e stringevi la mia mano.
Non so se eri tu che andavi ed io che ti seguivo o io che andavo e tu che mi seguivi: andavamo; chissà dove.
Sentivo la dolcezza della tua mano che stringeva la mia; le strette che
a volte diventavano più strette come a saggiare che ci fossi ancora; e
tu come me.
E sbucammo su una spiaggia lunga lunga lunga.
Ti
fermasti un attimo al margine; sedesti su una pietra a guardare lontano
all’orizzonte come se … non lo so … poi ti alzasti mi afferrasti la mano
e corremmo corremmo corremmo.
Finchè cademmo sfiniti sulla battigia.
Il tuo corpo ansante ed il mio; i tuoi riccioli nella sabbia e la tua bocca.
Ti baciai dolcemente. Dolcemente mi baciasti.
Mi offrii ti offristi.
Risento la carezza delle tue gambe avvinghiate al mio corpo ed il calore caldo di te.
Te …
Nudi e felici immemori e persi.
Mi carezzavi dolcemente; dolcemente baciavo il tuo corpo tenero.
E tu sorridevi d’un sorriso senza pensieri.
E poi restammo lì a guardare un cielo che forse non c’era … mano nella mano.
Quanto tempo restammo così, a parlaci in silenzio vicini nel cielo ch’era tutto nostro?
Ti avvicinasti e poggiasti la testa sul mio petto; sentivo il battito
del mio cuore attraverso il tuo; ti carezzavo il viso ed i capelli;
sentivo il tuo seno caldo sul mio fianco; sentivo il tuo corpo fremere …
e sentivo.
Sentii il tuo bacio improvviso, violento.
Sentii che mi rivoltavi, m’infilavi in te e il tuo abbraccio che pareva stritolarmi e la tua passione alla quale mi abbandonai.
Una furia da lontani millenni: mi mordevi ti mordevo; ti stringevo e mi
stringevi come a volerci spremere l’essenza del nostro essere donna e
uomo.
E sapevi d’amore e di desiderio represso, nascosto, liberato.
Il canto dei nostri corpi stretti avvinghiati, aggrappati l’uno
all’altro. Lo sentiva il mio corpo lo sentiva il tuo corpo … due corpi
senz’anima all’albore dell’uomo, una strepitosa sublime sofferenza,
l’attesa. L’attesa infinita, infinita … infinita …
Sfiniti e
felici; grondanti l’uno dell’altra; tu e la sabbia viva vera che
s’attaccava alla schiena. Pieni e vuoti. Nei sussulti dei nostri corpi
che pian piano si ritrovavano.
All’improvviso ti alzasti e corresti,
corresti verso il mare, a mare; e corsi a mare da te; tra spruzzi e
spinte e giochi d’acqua e di mani godemmo ancora dei nostri corpi
sorridenti.
Tu.
E mi sembrò di vedere nel riflesso dei tuoi occhi l’uomo che ero stato; e mi sembrò di vedere coi miei occhi una donna felice.
Non ci eravamo detto una parola, pensai; e mi accorsi che sarebbe
stata di troppo: due giovani nella notte lungo la spiaggia, nudi come
cioccolatini senza carta – così pensai – cioccolatini senza carta.
C’era una barca ricoverata lì e bastò che ci guardassimo; rivoltammo e spingemmo, spingemmo finché non la mettemmo a mare.
Ci allontanammo un poco; e poi ancora un poco; ed ancora un poco finché non fummo io e te e il mare e il cielo.
Stesi sul fondo duro della barca c’immaginammo stelle tra le stelle,
una stella doppia; l’onda calma del mare ci cullava come in una culla di
bambino. Era come un sonno … un sogno … vero
Ti tirai vicina, più
vicina ancora, ti sentii stupita e felice; e quando entrai in te
dolcemente sentii il tenero abbraccio delle tue braccia; anche la bocca
sapeva di dolcezza e tutto il corpo era tenerezza.
Lo sciabordio del
mare sotto la barca sembrava cantarci canzoni d’amore … le vidi nei
tuoi occhi lucenti, le sentii nelle tue parole mute: tu; ed io; tu ed
io; cantava il mare, cantava.
E sentii sul viso una carezza di luce … e nelle orecchie lo sciabordio dell’acqua sotto la barca.
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