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Calliope

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Inno all'arte che nel nostro sangue scorre.

venerdì 26 dicembre 2014

Pres. Recensione "La stessa cosa fluente" di Beatrice Bausi Busi

Parlo di Beatrice Bausi Busi, la BBB, donna-elemento, e per farlo devo immergermi negli sciami di vita che è sintesi del respiro stesso. E’ ella monade dei 4+1 Elementi, in essi e con essi Beatrice esiste, vive nutrendo il quotidiano e lo respira, divenendo portavoce per chi non ha l’udito e la vista così sottili da poter interpretare le parole delle immagini che la Natura utilizza insieme ai suoni (o vibrazioni?) con cui a noi si rivolge. E sono vibrazione, onde magnetiche colorate di messaggi, le odi che in La stessa cosa fluente avvolgono il lettore. In ogni  componimento dell’artista vi è lo specchio del Mondo Reale di cui noi, umanità corrotta dallo stress della Civiltà, non sappiamo coglierne il riflesso, anzi spesso ci acceca e volgiamo lo sguardo altrove, per timore forse, di non essere sufficientemente realistici. Ma non solo attraverso gli occhi della BBB riusciamo a vedere ciò che altrimenti non potremmo, ma addirittura ci scopriamo testimoni del suo attraversare memorie ataviche, così come possiamo constatare, valicando la moltitudine di sue liriche chiaramente rappresentative: “… come mai ho sempre amato il suono della bùccina…” e seguendo, a pag 18 o a pag 32 e 36 in particolare, e in tutte le liriche raccolte in questa opera, vi è un rappresentare con tanta perfezione di partecipazione intima, molte situazioni in realtà mai vissute, ma se seguiamo la scia dei fotogrammi che qui sono parole-emozioni, stiamo camminando il percorso che conduce alle memorie ataviche: il grande spazio che ospita la poetessa, e sicuramente anche noi anime inconsapevoli; assolutamente estrapolate da tale fonte sono tutte le liriche di La stessa cosa fluente, e tutte scandite da un ritmo unico, “… appassionati e pacati…” ne è la massima rappresentazione (pag 62), già in questa poesia (ma lo è in ognuna) ci troviamo davanti ad una donna che non ha più fisicità, il suo interiore è definitivamente fuso in quella fonte e non è più scritto quel che leggiamo, ma voce che s’innalza dal libro, suono che arriva da dimensioni eteree, pure, reali come ogni cosa che ci circonda, ogni cosa alla quale sappiamo dare la vera definizione nella giostra dell’esistenza, alla quale abbiamo saputo togliere il superfluo:la fisicità fine a se stessa. Come sensitiva, la BBB accosta delicatamente l’anima al suo sentire, in quello spazio “non suo” eppure proprio. Signora di quel grande spazio delle memorie ataviche, l’autrice, con il suo fluido scrivere ella ci accompagna a scoprire questo luogo, premurosamente si fa “mano” con la quale appoggia il nostro essere nell’arcano e ce lo fa assaporare con tutti i sensi, inducendoci ad adoperare il sesto, ora, in questa lettura, e dopo e sempre. Grande insegnamento e nutrimento del nostro interiore, si palesa in ogni componimento che diventa per queste peculiarità, vademecum dell’anima
Beatrice Bausi Busi, questa anima che posiziona la sua Essenza senza contorcersi, ma poggiandosi come ultimo passo di una danza che si è consumata in volute di suoni, si posiziona, dicevo, ad occhieggiare boccioli poggiati su questi spazi, boccioli che custodiscono nella stretta dei petali, il fiore di vite di altri o di noi stessi (già vissute?).

Annamaria Vezio


Presentazione Recensione "La stessa cosa fluente" di Beatrice Bausi Busi


Parlo di Beatrice Bausi Busi, la BBB, donna-elemento, e per farlo devo immergermi negli sciami di vita che è sintesi del respiro stesso. E’ ella monade dei 4+1 Elementi, in essi e con essi Beatrice esiste, vive nutrendo il quotidiano e lo respira, divenendo portavoce per chi non ha l’udito e la vista così sottili da poter interpretare le parole delle immagini che la Natura utilizza insieme ai suoni (o vibrazioni?) con cui a noi si rivolge. E sono vibrazione, onde magnetiche colorate di messaggi, le odi che in La stessa cosa fluente avvolgono il lettore. In ogni  componimento dell’artista vi è lo specchio del Mondo Reale di cui noi, umanità corrotta dallo stress della Civiltà, non sappiamo coglierne il riflesso, anzi spesso ci acceca e volgiamo lo sguardo altrove, per timore forse, di non essere sufficientemente realistici. Ma non solo attraverso gli occhi della BBB riusciamo a vedere ciò che altrimenti non potremmo, ma addirittura ci scopriamo testimoni del suo attraversare memorie ataviche, così come possiamo constatare, valicando la moltitudine di sue liriche chiaramente rappresentative: “… come mai ho sempre amato il suono della bùccina…” e seguendo, a pag 18 o a pag 32 e 36 in particolare, e in tutte le liriche raccolte in questa opera, vi è un rappresentare con tanta perfezione di partecipazione intima, molte situazioni in realtà mai vissute, ma se seguiamo la scia dei fotogrammi che qui sono parole-emozioni, stiamo camminando il percorso che conduce alle memorie ataviche: il grande spazio che ospita la poetessa, e sicuramente anche noi anime inconsapevoli; assolutamente estrapolate da tale fonte sono tutte le liriche di La stessa cosa fluente, e tutte scandite da un ritmo unico, “…appassionati e pacati…” ne è la massima rappresentazione (pag 62), già in questa poesia (ma lo è in ognuna) ci troviamo davanti ad una donna che non ha più fisicità, il suo interiore è definitivamente fuso in quella fonte e non è più scritto quel che leggiamo, ma voce che s’innalza dal libro, suono che arriva da dimensioni eteree, pure, reali come ogni cosa che ci circonda, ogni cosa alla quale sappiamo dare la vera definizione nella giostra dell’esistenza, alla quale abbiamo saputo togliere il superfluo:la fisicità fine a se stessa. Come sensitiva, la BBB accosta delicatamente l’anima al suo sentire, in quello spazio “non suo” eppure proprio. Signora di quel grande spazio delle memorie ataviche, l’autrice, con il suo fluido scrivere ella ci accompagna a scoprire questo luogo, premurosamente si fa “mano” con la quale appoggia il nostro essere nell’arcano e ce lo fa assaporare con tutti i sensi, inducendoci ad adoperare il sesto, ora, in questa lettura, e dopo e sempre. Grande insegnamento e nutrimento del nostro interiore, si palesa in ogni componimento che diventa per queste peculiarità, vademecum dell’anima
Beatrice Bausi Busi, questa anima che posiziona la sua Essenza senza contorcersi, ma poggiandosi come ultimo passo di una danza che si è consumata in volute di suoni, si posiziona, dicevo, ad occhieggiare boccioli poggiati su questi spazi, boccioli che custodiscono nella stretta dei petali, il fiore di vite di altri o di noi stessi (già vissute?).

Annamaria Vezio












Gocce di zagara di Emanuele Lo presti Presti ed. Diple

                 

Emanuele Lo Presti nasce in Sicilia, terra inebriata di profumo di zagara e di sole cocente, è questa calda culla che abbevera il virgulto della poesia che prepotente cresce nell’ anima di Emanuele e poi ne effonde nei versi tutto il calore, l’umanità e l’irruenza in simbiosi con la Natura prodiga in cui affondano le radici.
Il calore e la tenerezza che permeano ogni essenza del poeta sono saggiamente riversati nelle liriche d’amore che offre alla sua sposa, quasi un bouquet di fiori profumati porti con antica delicatezza, un saggio lo possiamo gustare nella poesia “Il tuo profumo” per lasciarci blandire poi dalle successive liriche, rime intense, colorate e vissute. Da questo sentimento percepibile come una carezza di bimbo, Emanuele scivola nell’ introspezione, nell ’indagine del sé e dei suoi interiori dialoghi con la vita propria, con la trama e il fine della sua esistenza, la struggente lirica nella seconda parte del libro, ce ne offre una chiara esplicazione con “Un domani”.
Emanuele è questo, è un uomo che viaggia nel suo percorso osservando bene i suoi passi, gustandoli e centellinandone ogni orma per poi volerli esprimere attraverso un foglio e farne dono.
Ma non solo la linfa che permea se stesso, il poeta vuol portare alla luce: tanta è l’enfasi del suo vivere, tanta è l’umanità e l’irruenza da costringerlo, con la forza del suo carattere potente, come per l’appunto la sua Terra, ad urlare ad alta voce i soprusi, le violenze, le ingiustizie e se ne fa portatore.
Incontriamo allora le sue liriche che sono preghiera, denuncia, denuncia sociale, denuncia umana, denuncia contro chi per cecità voluta lascia morire un uomo, un’idea, un principio.
Dal primo incontro, ho visto in Emanuele il “poeta del sociale”, conoscendolo meglio ne confermo la definizione, egli nuota nel mare dell’altruismo, l’altro è per lui lo specchio di se stesso: una sofferenza, una gioia di persona incontrata nel sua andare, diventa la propria, il suo bisogno di circondare con il suo abbraccio, ampiamente lo riscontriamo nella terza parte del libro (Cercami, L’ultimo respiro…) e di farsi difensore di chi è più debole, impreparato alla vita e urlandone per esso la riscossa (Coraggio o amore, Bimbi) .
Emanuele ora colora di tenerezza un rigo, ora lo inonda di delazione e come fosse novello armigero del sentimento, impugna la sua arma più potente, la poesia che poi trasformata in vessillo di pace nella guerra, sventola sulle sue lotte in questo libro pregno di ogni sfaccettatura umana.
Ma non voglio occupare tempo alla lettura, è ben degna di essere accurata e gustata per “perdersi e ritrovarsi” in ogni spazio che da un rigo all’ altro, come gocce di zagara, celano profondi e vissuti sentimenti.



Annamaria Vezio

giovedì 25 dicembre 2014

È amicizia l'ombra di luce in cui riparare e in cui splendere.

L'amicizia, è forse quel senso di colore mutabile eppure lo stesso. O il vento, sempre uguale nella sua essenza eppur cangiante, è quel sole che pur nascosto da nubi, sappiamo esser lì, pronto a scaldarci. Amicizia è quel silenzio buono in cui l'unico suono è quello dei pensieri, che s'incontrano, si scambiano col solo contatto di un abbraccio, di una mano, di una parola. Amicizia è la magia della comunione del flusso di sangue che scorre in vene separate e in un “unico corpo”. L'amicizia guarda l'altro come a se stesso, con più amore a dire il vero, perché l'altro sa perdonarlo più che se stesso. È amicizia l'ombra di luce in cui riparare e in cui splendere.

sabato 20 dicembre 2014

Evelyne, un angelo sospeso

Evelyne un angelo sospeso ed. 2011
Non sempre l' Amore ha la veste della gioia, molto spesso si nasconde fra le pieghe del Dolore, della morte, della ingiustizia che noi esseri umani sentiamo pesante sulla nostra aura/anima. Ma Amore è nascosto lì, silenzioso, con un sospiro caldo pronto a farsi Calore con un abbraccio ad una mamma che soffre, ad un bimbo che soffre, che muore, che torna ad essere vento nel vento, aria nell'aria, Amore nell' Amore. Forse lascia la sua scia inconsolabile su noi, madri, figli, umani terreni incapaci di capire la Legge Cosmica che dell'Armonia ne è Madre. Noi Umani tentiamo di essere quell'Arcobaleno che unifica il Cielo alla Terra, ma anche l' Arcobaleno piange le sue lacrime colorate mentre abbraccia.
Evelyne, un angelo sospeso
Nel suono magico scandito
dall’orologio alla parete
stendo umile il mio tempo
Come un telo immacolato,
avanti agli occhi miei si svolge
e si anima,
un mondo di immagini silenti:
bocche di bimbi ancorate
al sogno di Dio
che a Lui ritorna
E seni di mamme
pronti a dare vita
distesi nel sorriso di un domani
che sa non viene
Nel suono magico della sera
percorro il mio mattino al Meyer,
su quei prati illuminati
l’aura di mamme e padri
mi circonda
ed è un suono delicato
di angeli che ali avvolgono
attorno ai loro bimbi
sospesi nel tempo fermo
di quest’attimo abbagliante
così simile e abbracciato
ad una goccia dell’eterno
Dov’è Dio e dov’è Uomo
è confine superato,
qui, c’è un angelo sospeso.

venerdì 19 dicembre 2014

“ ...se mancassimo, come goccia, l'oceano sarebbe un deserto”

Stanno partendo i volumi: "Variegata fusione- Speciale Natale" indirizzati agli - Autori e Non - che ne hanno fatto richiesta, chi volesse riceverlo per farne DONO DI NATALE, deve gentilmente farmelo sapere al più presto affinché Vi arrivi per tempo. Serene festività!
Annamaria, Vs Elfa Tata

domenica 7 dicembre 2014

Cieli

Tessere, stralci, fughe, colori: quanti spazi dentro l'anima. Quanti cieli da esplorare.