Una forza misteriosa e potente mi aveva sospinto Lassù, su quelle alte
mura che da ragazzo non ero mai riuscito a scalare. La stessa forza
aveva frenato e guidato la mia discesa, adagiandomi su un prato azzurro
color del mare, attorniato da un cielo verde smeraldo. Ero forse
capitato in un mondo capovolto? A una certa distanza, poco più di un
centinaio di persone a piedi scalzi, che indossavano tuniche bianche di
taglia larga e portavano sul capo degli strani cappelli di paglia
luminosi, stavano dando vita a una accesa discussione. Da dov’ero
percepivo solo un brusio, ma dall’animosità dei loro gesti inconsulti
l’argomento era sicuramente di fondamentale importanza. Forse si
trattava della fine del mondo? O di un secondo diluvio universale?
Ancora non ero riuscito a raccapezzarmi in mezzo a tante novità, che una
di quelle figure mi si si era avvicinata. Lo riconobbi subito: era il
mio amico pescatore Giovanni. Era già vecchio quando lo vidi, a Caorle,
la prima volta. Era stato dimenticato da tutti fin dalla nascita, ma non
da me. Lo ricordavo come l’uomo più onesto, sincero, candido che avessi
mai conosciuto. Non l’avevo mai sentito lamentarsi, imprecare, dire una
parola avventata o cattiva. Amava gli animali: aveva sempre le tasche
piene di minuzzoli di pane che distribuiva agli uccelli nel suo orto.
Era diventato mio amico, l’onore era tutto mio. I suoi pensieri erano
pochi, i dettami invece erano pieni di poesia, e greca l’arcaica
semplicità dei suoi paragoni. Quando morì, i suoi occhi volti al mare,
ero al suo capezzale. Gli chiesero se avesse voluto confessare i suoi
peccati, fece di sì col capo e baciò il Crocifisso. Il prete gli dette
l’assoluzione. Il Dio in cui credeva sono certo che approvò con un
sorriso e gli avrebbe dato il benvenuto Lassù. Credetti che già vi
fosse, quando d’un tratto alzò la mano e timidamente mi accarezzò la
guancia: “Sei buono come il mare” aveva mormorato.
Non ricordo
questi aneddoti con presunzione, ma con meraviglia. Da dove venivano
queste parole? Da lontano sicuramente, come l’eco dell’età d’oro, quando
viveva Pan. Quando gli alberi potevano parlare, le onde del mare
cantare, e l’uomo ascoltare e capire.
Non stetti più nella pelle e
lo abbracciai stretto: – Come mi sei mancato Giovanni! – E poi, sempre
le mie braccia che cingevano il suo corpo: – Come stai vecchio mio? Che
posto è mai questo? E tu cosa ci fai qui, insieme a tanti uomini e donne
vestiti di bianco con quelle strane luci che vi avvolgono il capo?
– Splendidamente! Mi trovo nella nuova dimensione, amico mio. Quelle
che vedi sono anime, in pausa tra una migrazione e l’altra. I lumini,
che invece stanno stimolando la tua curiosità, corrispondono alle vostre
aureole.
–Aureole? Ma Giovanni, quelle sono circonferenze spe…
–Spezzate vuoi dire? Certamente. Gli uomini non possono leggere nei
cuori e nelle menti dei loro simili. Quella corona luminosa non spetta
loro attribuirla. Qui da noi si accendono o si spengono uno o più lumini
ad ogni migrazione. Io ne ho 85, me ne mancano 5 per completare il
cerchio luminoso. Non so però quando ciò potrà accadere.
–Giovanni! Si stanno accapigliando! Non posso credere ai miei occhi.
–Errore. Stanno discutendo con forte determinazione. Ti sembrerà
strano, ma durante i nostri intervalli seguiamo le vicende terrene con
maggior partecipazione di quando eravamo mortali. Abbiamo parenti e
amici. Tifiamo per loro.
–Ma non ha senso. Mi hanno sempre
raccontato che avremmo trovato la pace eterna, che egoismi e passioni
sarebbero stati debellati per sempre. Per carità… la politica poi.
–Amico mio, la pace è una cosa, la noia un’altra. Da uomo mortale ero un
taciturno: il mare mi aveva insegnato il silenzio. Qui ho imparato a
parlare con tutti. Hai ragione per quanto riguarda i calcoli, le mille
bassezze e perfidie della politica. Devi tener conto però che le
incrostazioni non possono essere cancellate in un battito d’ali. Le
anime del sì e del no, a parte chi ha i suoi cari iscritti a uno dei
partiti dell’opposizione, o che parteggia per partito preso, sostengono
la riforma o la bocciano secondo precisi interessi. Il sì per esempio,
nella sua maggioranza, è sostenuto con forza dalle anime servili,
cisline, confindustriali, petroliere, finanziarie, bancarottiere,
lobbyste, biscazziere… Hanno ancora per la testa il danaro, il profitto,
i tagli riformatori. Per loro, prima di arrivare a una catarsi
liberatrice occorrerà del tempo e saranno necessarie centinaia di
migrazioni. Nei casi più gravi alcune di loro sono state private di ben
dieci lumini, addirittura in qualche occasione altre hanno subito l’onta
del ritiro della corona che sostiene le luci.
–Come si distinguono le anime del no da quelle del sì?
–Prova ad osservarle: quelle del no hanno molti più lumen e le ciglia
sfarfallanti. Sono anime che amano la partecipazione e la libertà.
Durante il loro percorso terreno hanno lottato e talvolta perso la vita
per difendere la Costituzione. Quelle del sì invece hanno pochissimi
lumini accesi, il naso camuso da incassatori e le mandibole
dell’australopiteco. So per certo che la loro lingua è in parte
frastagliata.
–Vedo anche un’anima…trasparente, tratteggiata, priva di lumini… È una tra le più infervorate!
–Quella? Non è anima ancora. Ogni tanto si fa vedere, ma tutte lo
snobbano. Dovrebbe essere una proiezione di una figura di un uomo di una
certa età che tra poco sarà tra noi. Sta dalla parte del sì. Lo
chiamano presidente. Aspetta, Na… Na… no, il nome non mi sovviene.
–Ed io adesso cosa farò?
–Tu tornerai tra i mortali e aspetterai la tua ora. Nulla ricorderai
quando ti sveglierai dal sonno domani. Ti abbraccio mio caro. Non avermi
mai dimenticato ha prodotto il miracolo di averci incontrato prima del
previsto.
–Aspetta Giovanni. Toglimi una curiosità. A quel… a quel Francesco di Assisi, quanti lumini mancano?
Il mio amico si allargò a un sorriso. Ah, ti riferisci al Santo
Poverello? Aveva completato la corona quando è arrivato qui. Da tanto
tempo è Lassù. Nei piani alti.