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Calliope

Calliope
Inno all'arte che nel nostro sangue scorre.

martedì 15 novembre 2016

ANIME DEL SÌ ANIME DEL NO (anime referendarie) testo di Sergio Casagrande dipinto di Roberto Gallaccio


Una forza misteriosa e potente mi aveva sospinto Lassù, su quelle alte mura che da ragazzo non ero mai riuscito a scalare. La stessa forza aveva frenato e guidato la mia discesa, adagiandomi su un prato azzurro color del mare, attorniato da un cielo verde smeraldo. Ero forse capitato in un mondo capovolto? A una certa distanza, poco più di un centinaio di persone a piedi scalzi, che indossavano tuniche bianche di taglia larga e portavano sul capo degli strani cappelli di paglia luminosi, stavano dando vita a una accesa discussione. Da dov’ero percepivo solo un brusio, ma dall’animosità dei loro gesti inconsulti l’argomento era sicuramente di fondamentale importanza. Forse si trattava della fine del mondo? O di un secondo diluvio universale? Ancora non ero riuscito a raccapezzarmi in mezzo a tante novità, che una di quelle figure mi si si era avvicinata. Lo riconobbi subito: era il mio amico pescatore Giovanni. Era già vecchio quando lo vidi, a Caorle, la prima volta. Era stato dimenticato da tutti fin dalla nascita, ma non da me. Lo ricordavo come l’uomo più onesto, sincero, candido che avessi mai conosciuto. Non l’avevo mai sentito lamentarsi, imprecare, dire una parola avventata o cattiva. Amava gli animali: aveva sempre le tasche piene di minuzzoli di pane che distribuiva agli uccelli nel suo orto. Era diventato mio amico, l’onore era tutto mio. I suoi pensieri erano pochi, i dettami invece erano pieni di poesia, e greca l’arcaica semplicità dei suoi paragoni. Quando morì, i suoi occhi volti al mare, ero al suo capezzale. Gli chiesero se avesse voluto confessare i suoi peccati, fece di sì col capo e baciò il Crocifisso. Il prete gli dette l’assoluzione. Il Dio in cui credeva sono certo che approvò con un sorriso e gli avrebbe dato il benvenuto Lassù. Credetti che già vi fosse, quando d’un tratto alzò la mano e timidamente mi accarezzò la guancia: “Sei buono come il mare” aveva mormorato.
Non ricordo questi aneddoti con presunzione, ma con meraviglia. Da dove venivano queste parole? Da lontano sicuramente, come l’eco dell’età d’oro, quando viveva Pan. Quando gli alberi potevano parlare, le onde del mare cantare, e l’uomo ascoltare e capire.
Non stetti più nella pelle e lo abbracciai stretto: – Come mi sei mancato Giovanni! – E poi, sempre le mie braccia che cingevano il suo corpo: – Come stai vecchio mio? Che posto è mai questo? E tu cosa ci fai qui, insieme a tanti uomini e donne vestiti di bianco con quelle strane luci che vi avvolgono il capo?
– Splendidamente! Mi trovo nella nuova dimensione, amico mio. Quelle che vedi sono anime, in pausa tra una migrazione e l’altra. I lumini, che invece stanno stimolando la tua curiosità, corrispondono alle vostre aureole.
–Aureole? Ma Giovanni, quelle sono circonferenze spe…
–Spezzate vuoi dire? Certamente. Gli uomini non possono leggere nei cuori e nelle menti dei loro simili. Quella corona luminosa non spetta loro attribuirla. Qui da noi si accendono o si spengono uno o più lumini ad ogni migrazione. Io ne ho 85, me ne mancano 5 per completare il cerchio luminoso. Non so però quando ciò potrà accadere.
–Giovanni! Si stanno accapigliando! Non posso credere ai miei occhi.
–Errore. Stanno discutendo con forte determinazione. Ti sembrerà strano, ma durante i nostri intervalli seguiamo le vicende terrene con maggior partecipazione di quando eravamo mortali. Abbiamo parenti e amici. Tifiamo per loro.
–Ma non ha senso. Mi hanno sempre raccontato che avremmo trovato la pace eterna, che egoismi e passioni sarebbero stati debellati per sempre. Per carità… la politica poi.
–Amico mio, la pace è una cosa, la noia un’altra. Da uomo mortale ero un taciturno: il mare mi aveva insegnato il silenzio. Qui ho imparato a parlare con tutti. Hai ragione per quanto riguarda i calcoli, le mille bassezze e perfidie della politica. Devi tener conto però che le incrostazioni non possono essere cancellate in un battito d’ali. Le anime del sì e del no, a parte chi ha i suoi cari iscritti a uno dei partiti dell’opposizione, o che parteggia per partito preso, sostengono la riforma o la bocciano secondo precisi interessi. Il sì per esempio, nella sua maggioranza, è sostenuto con forza dalle anime servili, cisline, confindustriali, petroliere, finanziarie, bancarottiere, lobbyste, biscazziere… Hanno ancora per la testa il danaro, il profitto, i tagli riformatori. Per loro, prima di arrivare a una catarsi liberatrice occorrerà del tempo e saranno necessarie centinaia di migrazioni. Nei casi più gravi alcune di loro sono state private di ben dieci lumini, addirittura in qualche occasione altre hanno subito l’onta del ritiro della corona che sostiene le luci.
–Come si distinguono le anime del no da quelle del sì?
–Prova ad osservarle: quelle del no hanno molti più lumen e le ciglia sfarfallanti. Sono anime che amano la partecipazione e la libertà. Durante il loro percorso terreno hanno lottato e talvolta perso la vita per difendere la Costituzione. Quelle del sì invece hanno pochissimi lumini accesi, il naso camuso da incassatori e le mandibole dell’australopiteco. So per certo che la loro lingua è in parte frastagliata.
–Vedo anche un’anima…trasparente, tratteggiata, priva di lumini… È una tra le più infervorate!
–Quella? Non è anima ancora. Ogni tanto si fa vedere, ma tutte lo snobbano. Dovrebbe essere una proiezione di una figura di un uomo di una certa età che tra poco sarà tra noi. Sta dalla parte del sì. Lo chiamano presidente. Aspetta, Na… Na… no, il nome non mi sovviene.
–Ed io adesso cosa farò?
–Tu tornerai tra i mortali e aspetterai la tua ora. Nulla ricorderai quando ti sveglierai dal sonno domani. Ti abbraccio mio caro. Non avermi mai dimenticato ha prodotto il miracolo di averci incontrato prima del previsto.
–Aspetta Giovanni. Toglimi una curiosità. A quel… a quel Francesco di Assisi, quanti lumini mancano?
Il mio amico si allargò a un sorriso. Ah, ti riferisci al Santo Poverello? Aveva completato la corona quando è arrivato qui. Da tanto tempo è Lassù. Nei piani alti.

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