Quella notte lei non era sola, il corpo al suo fianco non lo ricordava.
Si sforzò di pensare alla sera prima, ma la testa le scoppiava. Era
sicura di una cosa però, non aveva rimorchiato nessuno. Lentamente
scivolò dal letto, scoprendo piano le lenzuola, una gamba alla volta,
senza far rumore. Ecco, era in piedi e il silenzio l'avvolgeva. Aveva
paura anche a respirare e provò a muovere un passo ma quel corpo si
girò, e per poco non urlò tanto fu la meraviglia. Erano passati un po' di
anni, ma non era cambiato di molto. Sempre folta la capigliatura come
quando si erano conosciuti in quel bar di periferia. Lei aveva bucato mentre
andava all'università e, fresca patentata, non era tanto in grado di
maneggiare cric e ruota. Era entrata nel primo posto possibile e si era
guardata intorno, lui era al bancone a bere un caffè fumante e sembrava
assorto nei suoi pensieri. Si voltò e non fece troppo caso a quella
ragazza che accanto a lui ordinava un caffè e trafficava nella sua
borsa. Fu un attimo trovarsela addosso mentre inciampava e gli rovesciava il caffè. Lei si profuse in scuse e per farsi perdonare si offrì
di pagarglielo, ma l'espressione buffa sul viso della sconosciuta lo
divertì troppo e ricusò l'offerta. Laura si presentò e Luca, come disse di
chiamarsi, le strinse troppo forte la mano. Non era un dongiovanni da
strapazzo e nonostante avesse notato l'avvenenza di lei non si mostrò
subito appiccicoso, anzi sembrava imbarazzato. Fu questo che forse la
convinse a chiedere aiuto subito a lui, in fondo era un uomo e anche di
bella presenza. Luca non si sottrasse e l'aiutò a cambiare la ruota ma le
chiese in cambio un passaggio. Mentre si avviavano alla destinazione lui
le parlava un po' di tutto, la loquacità non gli faceva difetto e lei si
sentiva tranquilla con quello sconosciuto bello e gentile. Si era seduto
con studiata calma nell'auto e si era anche allacciata la cintura di
sicurezza. Solo lo sguardo fugace sulle sue gambe al volante le aveva
fatto nascere un po' di imbarazzo ma aveva ricacciato subito il
pensiero, sentendosi quasi in colpa per averlo formulato. Quell'uomo la
attraeva e la incuriosiva, sembrava anche conoscere la sua auto perchè le
consigliò di forzare la terza in una curva. Istintivamente si
fidava, anzi gli aveva anche confidato che spesso aveva dei vuoti di
memoria, amnesie passeggere, che per il momento non la preoccupavano
molto. Del resto il suo neurologo le aveva assicurato che succedeva un
po' a tutti di dimenticare qualcosa, come talvolta capita quando ci si
reca in una camera e ci si accorge di non sapere cosa si stia
cercando. Erano ormai prossimi alla meta quando lui si portò una mano al
petto e cominciò a tossire in modo sempre più evidente. Lamentò un po'
di dolore e le disse che era per il fatto che non aveva preso le
compresse quella mattina. Lei si offrì di accompagnarlo in casa, viste le
condizioni ma lui rifiutò, non stava così male in fondo e ce l'avrebbe
fatta a salire su da solo, ma mentre lei accostava la tosse aumentava, il
viso di lui si fece un po' paonazzo quando uscì dall'auto. Laura scese
velocemente e lo sorresse. Chiuse l'auto e si avviarono verso
l'appartamento, lui un po' a fatica, camminava reggendosi alla sua
vita. Era un locale pulito e arredato con gusto quello che vide
entrando,senza fronzoli ma elegante.Un grande divano campeggiava al
centro del salotto, dove la invitò a sedersi mentre andava in cucina a
prendere le compresse. Sentiva che trafficava con le stoviglie,rumore di
cassetti aperti e richiusi. Fu un attimo che sentì un brivido, lo ricacciò
subito, ma i passi alle sue spalle la fecero voltare di scatto. Il
coltello nella mano di Luca non le diede il tempo di pensare, corse alla
porta come una molla, urtò il tavolinetto ma il balzo era stato
veloce. Tirò la maniglia con violenza e si gettò in strada convinta che
lui la seguisse ma voltandosi non vide nessuno. Cercò freneticamente le
chiavi dell'auto, ma accidenti, non le trovò. Era in preda al panico,corse
dall'altra parte del marciapiede ma fu un'imprudenza. Mentre
attraversava, una moto la investì e fu trasportata
all'ospedale. Contusioni e sospetto trauma cranico, ma per fortuna nulla
di rotto. Chiamò la sua amica e solo a lei confessò la fuga da Luca. Non
voleva certo passare per una sprovveduta.”Devi comunque denunciarlo”le
consigliò questa,”non hai scelta, potrebbe essere un pericolo per altre
donne. Che strano, però, avrei giurato di aver visto la tua auto sotto
casa." Quando fu dimessa si recò alla polizia. Grande fu la meraviglia e
lo sgomento quando entrando in quell'ufficio si trovò davanti proprio
Luca. La mente vacillò un attimo e rimase senza parole mentre sedeva per
la deposizione. Alla donna seduta al computer urlò
all'improvviso:”quest'uomo ha tentato di accoltellarmi”indicando lui. La
poliziotta alzò la testa dalla tastiera e sbalordita disse:”lei è
pazza, lui è il commissario!"Laura si affrettò a raccontare la sua
vicenda, al chè il commissario, tossendo in modo discreto, per nulla
scomposto dichiarò:”lo so, è mio fratello gemello, ma non è pericoloso é
solo un po' strano. Ora andremo da lui e verificheremo con un confronto
diretto, magari voleva solo invitarla a mangiare, ha la passione della
cucina.”Con una volante arrivarono sul posto, il commissario preferì
restare in auto. Non credeva ai suoi occhi Laura, erano davvero identici i
due fratelli. Aveva un'aria un po' triste Luca e stancamente li fece
entrare non senza salutarla con un sorriso e una frase sibillina:”le
medicine vanno prese”. La poliziotta che l'accompagnava si limitò a
chiedere spiegazioni dell'accaduto dei giorni precedenti. Luca raccontò
che aveva deciso di invitare a pranzo Laura e voleva convincerla a
restare a cucina avviata, ma quel maledetto barattolo non ne
voleva sapere di aprirsi sicchè distrattamente si era avviato in salotto
per metterla al corrente, quando lei aveva avuto quella spropositata
reazione. Luca si scusò e disse che non aveva avuto il tempo di
spiegare, ma Laura voleva solo andarsene da quella casa e cercò le chiavi
dell'auto che non saltarono fuori. Le chiesero se volesse sporgere
ancora denuncia per l'accaduto ma lei fece cenno di no, aveva compreso
che si poteva fraintendere la faccenda e voleva solo tornare alla sua
vita. Nei giorni che seguirono Laura sentì spesso al telefono Marco. La
invitò a cena per raccontarle del fratello e lei sembrava interessata al
bel commissario. Luca aveva avuto un forte esaurimento in seguito alla
fine di una storia con una ragazza e da allora non era più lo
stesso, tanto che anche sul lavoro non rendeva e l'avevano messo a riposo
forzato. Marco giurava che il fratello non era pericoloso, era solo
ossessionato dalle ragazze brune con gli occhi verdi,un po' il suo tipo
insomma.Così dicendo le aveva piantato gli occhi nei suoi con una
intensità che non lasciava dubbi e alla quale lei non si era
sottratta. Le labbra dischiuse,la schiena inarcata, riconosceva i
sintomi, era già fritta. L'appuntamento successivo fu a casa di Marco, lui
ormai era importante e lei era rimasta affascinata dal primo bacio
rubato quella sera. Mancava ancora un po' all'incontro e Laura si
preparava con cura. Proprio non si aspettava quella telefonata di Luca
che peraltro, aveva scambiato per Marco. Lui non le permise di mettere
giù, la scongiurò di non andare all'appuntamento perché Marco non era
quello che credeva, e lei sospettò un moto di gelosia. Stava per chiudere
quando lui le consigliò di cercare qualcosa a lei familiare nel suo
borsello. Arrivò turbata a casa di Marco, quello che vide la lasciò
sgomenta: alle pareti erano appese foto di una sola ragazza, buffo perchè
sembrava lei. Ma come poteva avere le foto dei momenti più vari della
sua vita? Marco le chiese se andasse tutto bene, ma la testa le
girava, cercò di sedersi. Lui andò in cucina a prendere dell'acqua e lei
si gettò sul borsello.Vi trovò le chiavi della sua auto e stava per
scappare quando si aprì la porta di casa, era Marco! Tutto cominciò a
roteare, sentiva le voci in lontananza, poi una luce forte la riportò alla
realtà. Era in camera da letto e brandiva la lampada del comò, quell'uomo
la voleva toccare e la chiamava con dolcezza. Lentamente si arrese e si
appoggiò alla sua spalla. ”Non è nulla, disse lui, tra poco starai
meglio”. Chiamò qualcuno al telefono: ”dottore, sono il commissario, mia
moglie ha avuto un'altra crisi”.
D.L.
22/4/41 n. 633 "Protezione diritto d'autore e diritti connessi
al suo esercizio"
(G.U. n.166 del 16/7/41 mod. D.L 22/5/2004 n.128) Gerardina Rainone
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