L’andarono a “prendere a Pompei”, “chell’aneme ‘e ddio” !
“Quatt’anne, cert’uocchie ca te recevene, pigliame, pigliame !”
Così scelsero lei. Orfana di madre, un padre scioperato, affidata alla zia che non la voleva, fu portata a Pompei
La portarono a casa come una bambolina. e la colmarono di quelle
attenzioni che non aveva mai avuto prima di allora. Appena fu un po’ più
grandicella, a lavorare nella terra, alla montagna: cresceva forte e
contenta. E bella. Corteggiata da parecchi giovanotti scelse quello meno
rozzo, più dolce. Per quella che era la dolcezza, di quei tempi in quel
posto. Aveva 18 anni, 26 lui quando furono marito e moglie.
Da allora, e per 22 anni fece un figlio in media ogni anno.
si perché fare l’amore era l’unico “divertimento” che avevano.
“Divertimento” per lui; quasi un “dovere” per lei.
Come era per tutti, allora.
Il “piacere di fare l’amore” quello era solo dell’amore clandestino,
dietro una siepe in montagna, in una “ngogna” = anglo nascosto, nella
terra, nel fienile quando si era certi che nessuno sarebbe arrivato e,
per le “signore” anche il letto di casa. Essì perché anche le signore,
quelle che non erano ai lavori nei campi, le signore avevano le loro
voglie.
La Nostra, ebbe 11 figli, alcuni morti in tenerissima età;
uno lo partorì in campagna, aiutata dalle compagne e lo tenne in una sporta finché non ebbe la forza per tornare a casa.
Il marito lavorava; lei badava alla casa, ai figli, alla terra, agli
animali. Al marito che tornava stanco da una giornata, spesso una
settimana di lavoro. Anche a letto di notte.
Morì di un tumore a 71 anni, dopo una lunga malattia, la mattina dopo che era giunto il figlio dall’ Africa.
Era mia nonna, la mamma di mia mamma.
“Quatt’anne, cert’uocchie ca te recevene, pigliame, pigliame !”
Così scelsero lei. Orfana di madre, un padre scioperato, affidata alla zia che non la voleva, fu portata a Pompei
La portarono a casa come una bambolina. e la colmarono di quelle attenzioni che non aveva mai avuto prima di allora. Appena fu un po’ più grandicella, a lavorare nella terra, alla montagna: cresceva forte e contenta. E bella. Corteggiata da parecchi giovanotti scelse quello meno rozzo, più dolce. Per quella che era la dolcezza, di quei tempi in quel posto. Aveva 18 anni, 26 lui quando furono marito e moglie.
Da allora, e per 22 anni fece un figlio in media ogni anno.
si perché fare l’amore era l’unico “divertimento” che avevano.
“Divertimento” per lui; quasi un “dovere” per lei.
Come era per tutti, allora.
Il “piacere di fare l’amore” quello era solo dell’amore clandestino, dietro una siepe in montagna, in una “ngogna” = anglo nascosto, nella terra, nel fienile quando si era certi che nessuno sarebbe arrivato e, per le “signore” anche il letto di casa. Essì perché anche le signore, quelle che non erano ai lavori nei campi, le signore avevano le loro voglie.
La Nostra, ebbe 11 figli, alcuni morti in tenerissima età;
uno lo partorì in campagna, aiutata dalle compagne e lo tenne in una sporta finché non ebbe la forza per tornare a casa.
Il marito lavorava; lei badava alla casa, ai figli, alla terra, agli animali. Al marito che tornava stanco da una giornata, spesso una settimana di lavoro. Anche a letto di notte.
Morì di un tumore a 71 anni, dopo una lunga malattia, la mattina dopo che era giunto il figlio dall’ Africa.
Era mia nonna, la mamma di mia mamma.
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