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Calliope

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Inno all'arte che nel nostro sangue scorre.

lunedì 8 febbraio 2016

Doppia identità - di Gerardina Rainone

Quella notte lei non era sola, il corpo al suo fianco non lo ricordava. Si sforzò di pensare alla sera prima, ma la testa le scoppiava. Era sicura di una cosa però, non aveva rimorchiato nessuno. Lentamente scivolò dal letto, scoprendo piano le lenzuola, una gamba alla volta, senza far rumore. Ecco, era in piedi e il silenzio l'avvolgeva. Aveva paura anche a respirare e provò a muovere un passo ma, quel corpo si girò e per poco non urlò tanto fu la meraviglia. Erano passati un po' di anni, ma non era cambiato di molto.Sempre folta la capigliatura, come quando si conobbero in quel bar di periferia. Lei aveva bucato mentre andava all'università però,fresca di patente, non era troppo in grado di maneggiare cric e ruota. Era entrata nel primo posto possibile e si era guardata intorno, lui era al bancone a bere un caffè fumante e sembrava assorto nei suoi pensieri. Si voltò e non fece troppo caso a quella ragazza che accanto a lui ordinava un caffè e che trafficava nella sua borsa. Fu un attimo trovarsela addosso mentre inciampava e gli rovesciava addosso il caffè. Lei si profuse in scuse e per farsi perdonare si offrì di pagarglielo, ma l'espressione buffa sul viso della sconosciuta lo divertì troppo e ricusò l'offerta. Laura si presentò e Luca, come disse di chiamarsi, le strinse troppo forte la mano. Non era un dongiovanni da strapazzo e nonostante avesse notato l'avvenenza di lei non si mostrò subito appiccicoso, anzi sembrava imbarazzato. Fu questo che forse la convinse a chiedere aiuto subito a lui, in fondo era un uomo e anche di bella presenza. Luca non si sottrasse e l'aiutò a cambiare la ruota ma le chiese in cambio un passaggio. Mentre si avviavano alla destinazione lui le parlava un po' di tutto, la loquacità non gli faceva difetto e lei si sentiva tranquilla con quello sconosciuto bello e gentile. Si era seduto con studiata calma nell'auto e si era anche allacciata la cintura di sicurezza. Solo lo sguardo fugace sulle sue gambe al volante le aveva fatto nascere un po' di imbarazzo ma aveva ricacciato subito il pensiero, sentendosi quasi in colpa per averlo formulato. Quell'uomo la attraeva e la incuriosiva,sembrava anche conoscere la sua auto perché le consigliò di forzare la terza in una curva. Istintivamente si fidava, anzi gli aveva anche confidato che spesso aveva dei vuoti di memoria, amnesie passeggere che per il momento non la preoccupavano molto. Del resto il suo neurologo le aveva assicurato che succedeva un po' a tutti di dimenticare qualcosa, come talvolta capita quando ci si reca in una camera e ci si accorge di non sapere cosa si stesse cercando. Erano ormai prossimi alla meta quando lui si portò una mano al petto e cominciò a tossire in modo sempre più evidente. Lamentò un po' di dolore e le disse che era per il fatto che non aveva preso le compresse quella mattina. Lei si offrì di accompagnarlo in casa, viste le condizioni, ma lui rifiutò, non stava così male in fondo e ce l'avrebbe fatta a salire su da solo, ma mentre lei accostava la tosse aumentava, il viso di lui si fece un po' paonazzo quando uscì dall'auto. Laura scese velocemente e lo sorresse. Chiuse l'auto e si avviarono verso l'appartamento, lui un po' a fatica, camminava reggendosi alla sua vita. Era un locale pulito e arredato con gusto quello che vide entrando, senza fronzoli ma elegante. Un grande divano campeggiava al centro del salotto, dove la invitò a sedersi mentre andava in cucina a prendere le compresse. Sentiva che trafficava con le stoviglie, rumore di cassetti aperti e richiusi. Fu un attimo che sentì un brivido,lo ricacciò subito,ma i passi alle sue spalle la fecero voltare di scatto. Il coltello nella mano di Luca non le diede il tempo di pensare, corse alla porta come una molla,urtò il tavolinetto ma il balzo era stato veloce. Tirò la maniglia con violenza e si gettò in strada convinta che lui la seguisse ma voltandosi non vide nessuno. Cercò freneticamente le chiavi dell'auto, ma accidenti, non le trovò. Era in preda al panico, corse dall'altra parte del marciapiede ma fu un'imprudenza. Mentre attraversava, una moto la investì e fu trasportata all'ospedale. Contusioni e sospetto trauma cranico,ma per fortuna nulla di rotto. Chiamò la sua amica e solo a lei confessò la fuga da Luca. Non voleva certo passare per una sprovveduta. ”Devi comunque denunciarlo” le consigliò questa ”non hai scelta, potrebbe essere un pericolo per altre donne. Che strano, però, avrei giurato di aver visto la tua auto sotto casa.” Quando fu dimessa si recò alla polizia. Grande fu la meraviglia e lo sgomento quando entrando in quell'ufficio si trovò davanti proprio Luca. La mente vacillò un attimo e rimase senza parole mentre sedeva per la deposizione. Alla donna seduta al computer urlò all'improvviso: ”quest'uomo ha tentato di accoltellarmi” indicando lui. La poliziotta alzò la testa dalla tastiera e sbalordita disse: ”lei è pazza, lui è il commissario!
” Laura si affrettò a raccontare la sua vicenda,al ché il commissario, tossendo in modo discreto, per nulla scomposto dichiarò: ”lo so, è mio fratello gemello, ma non è pericoloso, è solo un po' strano. Ora andremo da lui e verificheremo con un confronto diretto, magari voleva solo invitarla a mangiare, ha la passione della cucina”. Con una volante arrivarono sul posto, ma il commissario preferì restare in auto. Non credeva ai suoi occhi Laura, erano davvero identici i due fratelli. Aveva un'aria un po' triste Luca e stancamente li fece entrare non senza salutarla con un sorriso e una frase sibillina: le medicine vanno prese”. La poliziotta che l'accompagnava si limitò a chiedere spiegazioni dell'accaduto dei giorni precedenti. Luca raccontò che aveva deciso di invitare a pranzo Laura e voleva convincerla a restare a cucina avviata,ma quel maledetto barattolo in cucina non ne voleva sapere di aprirsi sicché distrattamente si era avviato in salotto per metterla al corrente, quando lei aveva avuto quella spropositata reazione. Luca si scusò e disse che non aveva avuto il tempo di spiegare, ma Laura voleva solo andarsene da quella casa e cercò le chiavi dell'auto che non saltarono fuori. Le chiesero se volesse sporgere ancora denuncia per l'accaduto ma lei fece cenno di no, aveva compreso che si poteva fraintendere la faccenda e voleva solo tornare alla sua vita. Nei giorni che seguirono Laura sentì spesso al telefono Marco. La invitò a cena per raccontarle del fratello e lei sembrava interessata al bel commissario. Luca aveva avuto un forte esaurimento in seguito alla fine di una storia con una ragazza e da allora non era più lo stesso, tanto che anche sul lavoro non rendeva e l'avevano messo a riposo forzato. Marco giurava che il fratello non era pericoloso, era solo ossessionato dalle ragazze brune con gli occhi verdi, un po' il suo tipo insomma. Così dicendo le aveva piantato gli occhi nei suoi con una intensità che non lasciava dubbi e alla quale lei non si era sottratta. Le labbra dischiuse, la schiena inarcata, riconosceva i sintomi, era già fritta. L'appuntamento successivo fu a casa di Marco, lui ormai era importante e lei era rimasta affascinata dal primo bacio rubato quella sera. Mancava ancora un po' all'incontro e Laura si preparava con cura. Proprio non si aspettava quella telefonata di Luca che, peraltro, aveva scambiato per Marco. Lui non le permise di mettere giù,la scongiurò di non andare all'appuntamento, perché Marco non era quello che credeva ,ma lei sospettò un moto di gelosia. Stava per chiudere quando lui le consigliò di cercare qualcosa a lei familiare nel suo borsello. Arrivò turbata a casa di Marco, quello che vide la lasciò sgomenta: alle pareti erano appese foto di una sola ragazza,buffo perché sembrava lei. Ma come poteva avere le foto dei momenti più vari della sua vita? Marco le chiese se andasse tutto bene, la testa le girava, cercò di sedersi. Lui andò in cucina a prendere dell'acqua e lei si gettò sul borsello. Vi trovò le chiavi della sua auto e stava per scappare quando si aprì la porta di casa, era Marco! Tutto cominciò a roteare, sentiva le voci in lontananza, poi una luce forte la riportò alla realtà. Era in camera da letto e brandiva la lampada del comò, quell'uomo la voleva toccare e la chiamava con dolcezza. Lentamente si arrese e si appoggiò alla sua spalla. ”Non è nulla, disse lui, tra poco starai meglio”. Chiamò qualcuno a telefono: ”dottore,sono il commissario, mia moglie ha avuto un'altra crisi”.
Gerardina Rainone


D.L. 22/4/41 n. 633 (D.L 22/5/2004 n.128) su testo 

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