Ragioniamo troppo. Pensiamo troppo. Facciamo tanti "troppo". Eppure vivere è la "cosa" più elementare e semplice: vivere. Noi umani la confondiamo, la distraiamo, la colmiamo di input e complicazioni che, in realtà, non le competono. La Vita è continuo movimento, di pensiero di azione di generazione, noi la beffiamo con quadranti statici in cui affossarla. Infiliamo il Pensiero in un cubo e lo facciamo girare vorticosamente sbattendolo su una parete e sull'altra, fino allo sfinimento.
Etichettiamo il giorno e gli diciamo come deve comportarsi: cosa deve fare, cosa deve dire, cosa deve giudicare, cosa e chi deve escludere. Fermiamo il Tempo obbligandolo a camminare lo stesso nostro passo, piccolo, minuto, insicuro.
Fermiamo il movimento, di pensiero di azione di generazione. Tramutiamo la Vita in uno stagno di cui conosciamo il perimetro, il colore, la minima ondulazione. La Vita si ribella: sta stretta, ingabbiata, strepita, vuole scappare dalle sbarre, vuole tornare a se stessa. Vuole essere se stessa: semplice, elementare, viva.
Quel che noi chiamiamo "problemi quotidiani" non sono della Vita, ma di quanto le abbiamo imposto di essere: un cubo.
Forse, dovremmo renderle la libertà, e liberarci.
D.L. 22/4/41 n. 633 (D.L 22/5/2004 n.128) su testo e immagine
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