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Calliope

Calliope
Inno all'arte che nel nostro sangue scorre.

domenica 30 settembre 2012

Un "gratificante" racconto - IL PILOTA DI AEROPLANI - Antonio de CurtisSono passati quattro anni dalla prima pubblicazione, merita una spolveratina e un giretto, la bella "scrittura" non deve fermarsi, mai. Consiglio la lettura.


Era venuto ad abitare vicino a noi una nuova famiglia, tante persone; abitava l'ala di quel vecchio palazzo gentilizio proprio di fronte a quella che abitavo io; però il loro appartamento era molto più grande del mio.
Gente riservata, educata, brava ... sembravano. ...
Gente misteriosa … che suscitava la curiosità del vicinato … si vedeva quasi solo una signora giovane quando andava a fare la spesa alla “puteia”.
Un giorno, qualche settimana dopo che erano venuti … scoprii che c’era anche un bambino della mia età, 7/8 anni. Anche lui mi vide. Un bel bambino, tutto vestito bene pulito ordinato … forse per questo mi risultò un poco antipatico … tuttavia la curiosità fu più forte, attraversai il terrazzo interno che correva lungo tutto il perimetro dell’edificio e mi fermai un po’ prima di dove cominciava la sua casa.
Anche lui si era avvicinato.
Gli domandai sei figlio di quella famiglia ? si! mi rispose lui … Io sto di casa là di fronte; e io abito qua. Io mi chiamo Mimmo; io mi chiamo Enrico; quanti anni tieni; io 8 e tu?; anch’io; che classe fai ? devo fare la terza, e tu ? anch’io; allora andremo a scuola insieme; forse … e via cosi ci impegnammo in uno scambio di informazioni che in qualche modo salutavano la nostra conoscenza.
Finché io non dissi che mio padre era una persona importante; e lui mi disse che lo era di più suo padre; ed io dissi non so cosa del mio papà e lui ribattè ancora che il suo lo era di più … insomma una gara a chi avesse il papà più ... bello.
Enrico era soverchiato dalla mia abilità nel presentare al meglio le qualità del mio papà.
Ad un certo punto, per dare la stoccata finale, dissi “Mio padre fa l’ingegnere” – in realtà papà era un geometra, ma in paese tutti lo chiamavano ingegnere.
E lui, pensando di prendersi finalmente la rivincita, mi rispose tutto orgoglioso
“Il mio papà invece pilota … di aeroplani!”
Restai colpito assai; mai avevo pensato di poter stare vicino ad un pilota di aeroplani.
Ma non potevo permettere che il suo papà fosse più del mio. Allora dissi:
“Sì il tuo papà li porta gli aerei ma gli ingegneri li costruiscono. Se non ci fossero quelli come il mio papà il tu non farebbe niente” …
Enrico scoppiò in un pianto dirotto … non mi sembrava di aver fatto niente di male …
Al pianto del bambino si aprì una porta e uscì una signora. Appena la vidi, pensando che mi avrebbe picchiato o almeno sgridato, scappai …
Qualche ora dopo, ero nel cortile a bighellonare in attesa che arrivassero altri ragazzi, mi sentii chiamare
“Bambino, bambino” mi girai intorno e vidi quella signora del mattino che dal terrazzo antistante la sua casa sembrava chiamasse proprio me … non c’era nessun altro …
Dissi:”Chi io ?” “Si - mi rispose- vieni un attimo su.“
Temendo che volesse punirmi risposi
“E perché? che devo fare ?”
“Enrico ti vuole dire una cosa”
Nonostante temessi, non mi seppi sottrarre, oltretutto ero l’unico che lo conosceva.
Salii. La signora mi attendeva davanti alla porta;
Mi disse “Vieni!”
Sempre con un po’ di timore la seguii.
Entrammo in casa e poi in un’altra stanza, tutta bella pulita, c’era anche un banchetto col calamaio come a scuola.
Lui mi aspettava vicino alla finestra. La mamma, quella signora, disse vado a prepararvi due biscottini.
Allora Enrico si avvicino e mi disse: “Ti devo dire una cosa: il mio papà è morto”
Provai un dispiacere immenso.
Allora gli dissi “Era più importante il tuo papà, il mio non era proprio ingegnere, lui non fa gli aeroplani …”
Allora entrò la mamma col vassoio con biscottini e caramelle … me ne offrì ma io non mi sentivo del tutto a mio agio.
Enrico forse se ne accorse, ne prese un pugno e me lo ficcò in mano.

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