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Calliope

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Inno all'arte che nel nostro sangue scorre.

domenica 4 agosto 2013

Recensione ad ANNADELMARE DEL SI' di Alfredo Giglio

RECENSIONE ad ANNADELMARE DEL SI’

di Annamaria Vezio

“Annadelmare del sì” di Annamaria Vezio, è un opera dallo stile rigorosamente letterario, ma dal sapore delicatamente poetico, che denota non solo la grande capacità dell’Autrice di condurre una rigorosa indagine interiore, un’analisi profonda degli stati d’animo, che via, via, manifestano i protagonisti della sua storia, ma evidenzia anche la sua abilità nel saper descrivere, con somma perizia, ogni emozione, che prova il suo personaggio principale: una bambina prima ed una donna dopo, fortemente colpita, direi brutalizzata da una serie di eventi umilianti e degradanti, misti a situazioni imbarazzanti e spersonalizzanti, che dovrebbero annullarla e prostrarla ed invece la fortificano a tal punto, che lei, caparbiamente, riesce a perdonare e ad affermare la potenza dell’amore sotto ogni aspetto.

Un amore sofferto, che supera il dolore, le amarezze e le delusioni che la vita ha riservato ad Annadelmare: tutte cose che, apparendo quale mimesi tragica, trasportano il lettore al raggiungimento di una limpida catarsi, in cui si stemperano tutte le emozioni negative.

Il libro, scritto come rivelazione di un percorso di vita difficile, comune a molte donne, vittime di subculture millenarie di natura maschilista, che hanno per millenni considerato la donne solo oggetto di piacere dell’uomo ed incapaci di fare altro, se non procreare, ha lo scopo, attraverso una narrazione ricca di particolari, di colori e di chiaroscuri, tesi ad illustrare, con sapienti tocchi, gioie e dolori annidati nell’anima, di mettere in evidenza la capacità delle donne di risorgere, di non arrendersi alle avversità della vita, di sublimare ogni forma di dolore, per trasformarlo nel sentimento più nobile, che è quello dell’ amore.

Lei, bambina abusata, poi adolescente in fuga per sfuggire a vari tentativi di stupro, infine donna vilipesa, tradita ed ignorata, risorge dalle ceneri di una esistenza calpestata, da una Odissea di vita sofferente, per affermarsi donna coraggiosa, che lotta fortemente per la propria indipendenza e per la propria dignità, riuscendo a vincere anche una mortale malattia, con tenacia inaudita.

Il ricorso, poi, allo sdoppiamento di personalità, per cui la bambina si osserva dall’alto, come munita di un terzo occhio e si vede bambola muta ed inerme, è un segno che l’Autrice, già munita di solida cultura umanistica, ha studiato anche tanta psicologia, per non dire psicanalisi, ricorrendo a concetti espressi un po’ da Freud, un po’ da Jung, anche se in modi differenti, per affermare che, nella dualità della psiche umana, ossia dualità fra anima e animus, fra condivisione e razionalità, fra odio e amore, si ritrova quella unità che sfocia inevitabilmente nell’amore, secondo un concetto chiaramente espresso anche da Platone.

L’arte della Vezio sta tutta nell’aver dato vita ad una storia originale, resa palpitante da situazioni, che azionano la fantasia del lettore e tutti i sentimenti di pietà e di sdegno, con uno stile sobrio ma ricco di grande potenza descrittiva, grazie ad una varietà lessicale, che la porta ad essere un’artista sensibile e completa, che dipinge ogni situazione con dovizia di particolari, facendole assurgere, spesso, come ho già rilevato, a vera poesia, a canto dell’anima.
Infine posso dire che l’opera, pur essendo fortemente introspettiva, non stanca il lettore, anche se lo costringe ad una lettura più attenta, ma lo gratifica sotto il profilo della narrazione, ricca di suoni e di colori, tal che sembra una tela variopinta, in cui l’Artista si è sbizzarrito nel dipingere tratti sempre più luminosi, proprio per illuminare le tenebre di un’anima smarrita.
Posso aggiungere ancora che il libro merita di essere letto quasi d’un fiato e gustato, parola per parola, perché saprà regalare autentiche e piacevoli emozioni a tutti coloro, che vorranno avvicinarsi ad un’opera, che, a mio modesto avviso, brilla già, come diamante, nel panorama letterario contemporaneo.

Alfredo Giglio: tre agosto 2013


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