Scendeva
la scala a chiocciola
un gradino dopo l'altro
in marmo bianco
elegante, variegato
ampia
s'accompagnava
al tondo e lucido
corrimano
per giungere al fine
all'ingresso
della villa.
Lì nascosta, mimetizzata
si direbbe
stava una piccola porta
colorata come l'intonaco
dell'atrio
ecco, da lì d'inverno
si scendeva
nel ventre scuro
della casa
una breve e stretta scala
portava
al vano caldaia,
una stanza buia e fuligginosa
per fare luce
si doveva ruotare un interruttore
di ceramica,
scattando faceva un suono armonioso.
La lampadina
posta in alto
mostrava un acervo di carbone
e una pala,
un odore ferrigno e di brace invadeva l'angusto vano,
ancora ricordo
la schiena curva del padre,
stanco dal lavoro del giorno,
chinato nel gesto di riempire la pala,
l'acervo mutava forma assestava
Il suo aspetto;
la brace accesa divampava nel ventre,
subito lo sportello veniva chiuso,
il compito era svolto
le scale risalite,
la famiglia ricongiunta
nell'ampia cucina
godeva del tepore che il grande è decorato termosifone di ghisa spandeva.
@Daniela Dante Premio Parole Nuove AnimaDiVento2020
E-mail : diegozumerle71@gmail.com
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