Translate

Calliope

Calliope
Inno all'arte che nel nostro sangue scorre.

venerdì 29 maggio 2015

Impressioni di un cittadino che sta al di fuori del Grande Raccordo Anulare, che circonda la Capitale. (RacCORTO di Fantasia) Nico Parsifal Cipressi


“Derby di Roma, due tifosi accoltellati fuori dall'Olimpico”
Questo titolo adottato da molti giornali nei giorni scorsi, potrebbe far pensare che, purtroppo, Roma in occasione di taluni eventi sportivi viene presa d'assalto da estemporanei gruppi di teppistelli che esplicano il tifo calcistico sulla lama di un coltello. Per carità, come si affrettano a precisare autorevoli amministratori locali e politici d’alto bordo, tutto questo rimane circoscritto al pre ed al post partita; poi si ritorna a godersi la Roma della passeggiata trasteverina, della carrozzella coi soliti due stranieri, delle gioiose adunate sotto la finestra da dove un corpulento Signore di bianco vestito cerca di ammaliare il mondo con le sue “ramanzine” rivoluzionarie e al tempo stesso controrivoluzionarie (però è tanto simpatico!); il tutto nella risplendente luce delle eterne Vacanze romane. Proviamo a rompere il celestiale idillio. Voglio tralasciare le noiose e sicuramente infondate notizie sulla Roma centro di interesse di innumerevoli bande criminali spesso in gessato scuro alternato al così poco fashion passamontagna di tipo militare, con interessi stratificati e ramificati in ogni settore della vita cittadina di cui riferiscono (anche) le cronache giudiziarie, per porre l’attenzione su alcune note di colore credo di maggiore impatto e forse di maggiore interesse per chi, come me, ogni tanto viene in città provenendo dall’ OLTRE GRA.
A qualsiasi ora arrivate a Roma Termini venite immancabilmente accolti da quell'acre odore di piscio ormai divenuto caratteristico, nonché da carovane di turpi malcreati (e non sto parlando del povero clochard) che, ad ondate successive e sotto lo sguardo vigile del loro Kapò, facendo affidamento sul proprio pestilenziale afflato, probabilmente dovuto all’uso ed all’abuso di pasta del capitone quale presidio per l’igiene orale, cercano con inusitata insistenza di spillarvi il più che si può, per cui, per disfarvene, siete costretti ad assumere l’atteggiamento tipico del “guarda che io sono peggio di te, ho masticato aglio sin da piccolo” in una ridicolizzante ridiscesa verso la socialità da “troglo”. Vi è poi la categoria di coloro che vi si affiancano, ostentando immotivata curiosità, mentre state cercando di fare il biglietto presso le macchinette automatiche: in quel frangente avrete bisogno di quattro mani e di quattro occhi, oltre la naturale dotazione, per vigilare sulle vostre tasche, sul vostro bagaglio e continuare a fare l'operazione alla macchinetta cercando di non rimetterci denaro. Dopodichè per abbracciare Roma avete due possibilità:
1. La Metro: e qui preparatevi al bagno di folla che vi costringe al trascinamento fantozziano e soprattutto dimenticatevi di incontrare un essere umano che abbia la benché minima frequentazione o familiarità con i deodoranti: fatevene una ragione: la pubblicità sulle ascelle o sui pruriti intimi assilla solo voi; inoltre avrete il privilegio di constatare da vicino gli effetti che “l’aria di casa nostra” produce su colui che nella sua patria è sicuramente un compassato ed esemplare cittadino: egli, in realtà, nella nostra realtà, è la prova vivente di come il degrado induca al degrado; un esempio su tutti: a casa sua voi siete costretti ad osservare scrupolosamente persino il vostro posizionamento sul debito lato delle scale mobili o tapis roulant, pena il richiamo da parte degli addetti e/o di chiunque fra i passanti (la qual cosa vi colpisce al punto tale che vorreste conferirgli immantinente il Nobel in Educazione Civica); qui da noi, invece, costui si sente ( e di fatto lo è ) libero di impedire, con le propria stazza, acquisita in anni e anni di duro lavoro mascellare sui Big Burger, la libera discesa dalle carrozze della metro, presidiandone le porte come la statua di Helios al porto di Rodi, nonché di dare libero sfogo, ovunque si trovi, alle proprie sonorità interiori, sia alte che basse. Va detto che da Roma Termini partono ben 2 linee di metropolitana; una servita da treni tutto sommato ancora in buono stato che scorrono in gallerie dotate di buona areazione; l’altra scorre in grotte più ampie, benchè l’aria abbia la stessa gradevolezza e peso specifico di quella presente all’interno delle miniere, ed è servita da treni che, a ben guardarli, se non fosse per i “murales” che fortunatamente li ricoprono, potrebbero tranquillamente essere gli stessi che hanno trasportato i Poveri ma Belli ad Ostia negli anni ’50.
2. accesso pedonale a Piazza dei Cinquecento: là dove una volta sorgeva la mitica lampada Osram, la “lampada appuntamenti” cantata dal Baglioni, tra bancarelle esotiche e gli odori pure troppo esotici provenienti dai locali sotto il porticato laterale, al di sopra delle bianche tettoie dei taxi, che hanno la precedenza su tutto e tutti (ricordatevelo bene prima di attraversare la strada, financo sulle strisce pedonali o col semaforo verde che vi autorizza al passo), potete ammirare l’infinita distesa, fatta dello stesso ordine di cui sono fatti gli ammassi stellari, delle pensiline dei capolinea degli autobus, ai margini delle quali gli autisti in sosta, abbigliati nelle più svariate e sgargianti divise ( ma non preoccupatevi, appartengono tutti alla stessa azienda di trasporti), sono pronti, qualora ne abbiate bisogno, a fornirvi precise ed univoche indicazioni, nella loro lingua originale (no non in italiano, piuttosto in romanesco addomesticato da chiare contaminazioni velletrane o vetrallane ) : “Vaticano? (Eh) E che ce vai a fa? (saranno pure fatti miei) , Oggi er Papa mica ce sta! (Ho beccato proprio quello intimo del Sommo Pontefice!), Aho questo vo’ annà ar Vaticano pure si er Papa nun c’è! (Ecco ora tutta Roma e dintorni sa che sto qua), Comunque stamme a sentì, viè qua’: devi da annà dritto verso sinistra, (forse che a Roma con “dritto verso sinistra” sotto le mentite spoglie di un’indicazione stradale intendono insinuare nella tua mente anche un ancestrale scelta elettorale?), trovi nà fontana grande, je giri intorno pe mezzo giro, ‘mbocchi a strada in discesa, a cinquanta metri ce sta a fermata dell’autobbus, na vorta che stai là vedi quale devi da pijà; ( quindi, ricapitolando: dritto per sinistra, poi giro intorno alla grande fontana….), noooò! t’ho detto che devi da fà mezzo giro ntorno a la fontana e piji a strada in discesa (eh sono molto precisi da queste parti!): Aho! che vvoi pure che te c’accompaggno?”.
Bene, se seguite pedissequamente quanto suggeritovi da questo inappuntabile cicerone, dopo un paio di chilometri comincerete a prendere, finalmente, contatto con la Roma che vi hanno sempre descritto (no, non quella della Grande Bellezza, quella non esiste e se pure esiste è ad uso e consumo esclusivo dei parassiti; la Roma che trovate, forse, s’avvicina più a quella tratteggiata da Ron Howard nella riduzione cinematografica di “Angeli e Demoni”, un luogo non luogo dove succede di tutto senza che nessuno s’accorga di nulla! Sembra stiano sempre tutti con lo sguardo verso l’alto (come Leo il personaggio di “Un sacco bello” di Verdone), costantemente rapiti in un’insensata quanto inconsistente estasi; comunque godetevela palmo a palmo, questa Roma, perché dura poco! Non tanto in senso temporale, quanto in quello spaziale; infatti non appena lasciate quello che più o meno dovrebbe corrispondere al centro città, piccolo, molto piccolo, quasi angusto rispetto all’estensione comunale, vi ritrovate nei cosiddetti quartieri residenziali, le cui principali caratteristiche sono le strade dal tracciato venato dai dossi creati dalle corpose radici di quegli alberi così secolari da cadervi addosso al primo abbozzo di vento, i marciapiedi la cui conformazione, un ininterrotto omaggio al selenico Mare della Tranquillità, costringendovi a simulare gli esercizi di aerobica dolce, vi aiuta a mantenere la giusta forma fisica; il tutto è opportunamente arricchito qua e là da deiezioni di animali domestici (?), la cui conduzione è così di moda in questi quartieri (al contrario di sacchetto e paletta per la opportuna raccolta) che vien da chiedersi perché mai Madre Natura abbia creato tali animali in piena libertà, costringendoli poi ad un lungo e duro processo evolutivo volto all’adattamento alla vita condominiale. Naturalmente passeggiando per queste strade evitate di essere di intralcio alle auto, che qui troverete agglomerate senza soluzione di continuità e senza ordine o restrizione alcuna; se poi vi capita di perdervi nel labirinto di strade di questi quartieri ed avete bisogno di una qualsiasi indicazione utile per uscirne, sappiate che tutte le persone che fermerete per chiedere aiuto vi risponderanno più o meno così: “ ah no sig - nore, io no di quà, io no sapere che tu cerca!”, eppure avreste giurato che sotto sotto l’accento era nostrano. Mah!
E poi, che fate, venite a Roma e non fate shopping? Sappiate, allora, che qui i negozianti sono capaci di esaudire i tutti i vostri desideri, quelli più reconditi e, soprattutto, quelli che non avete ancora avuto modo di esprimere loro (in quanto ogni volta che cercate di parlare essi si sovrappongono alle vostre parole in maniera così scientifica e puntuale che vi sembra di stare in uno di quei noti pollai televisivi dove da anni si pratica, con indubitabile successo, il massacro dell’intellegibilità del dialogo); comunque dicevo sono talmente bravi ad intercettare i vostri desideri che quando, raramente, non ci riescono, se la prendono tanto ma proprio tanto, ci restato così male, ma così male…….; per cui fate i bravi, non mortificateli ulteriormente: anche se ciò che vogliono vendervi non è proprio quello che avreste desiderato, voi prendetelo lo stesso, pagatelo senza fare storie sul prezzo, pidocchi che non siete altro, ringraziate e, uscendo, anche se quando siete entrati nessuno vi si è cagati di pezzo, salutate! Naturalmente la stessa regola vale anche per ristoranti, trattorie o anche sottoscala attrezzati con cucina (naturalmente stellata) dove non mancherete di manifestare al cameriere cingalese vestito da Rugantino il vostro più vivo apprezzamento per il menu’ offertovi, anche se i prezzi praticati vi faranno sentire molto simili alle donne dei quadri di Modigliani, esposti, guarda il caso proprio oggi, in quel ………. “no, oggi no, signore, mi spiace, è la Giornata Europea della Cultura, quindi, non potendo fronteggiare il previsto flusso di visitatori, siamo chiusi, mancanza di personale, sa……”.
E’ ovviamente sconsigliato giungere a Roma con l’auto, non tanto per la viabilità frenetica e senza regole, quanto perché prima o poi sarete costretti a dover parcheggiare la vostra auto, ed a quel punto sarete chiamati a superare una prova tremenda, soprattutto se non siete esperti in “simbologia urbana post veltroniana”: può capitare di imbattervi in un cartello dove è rappresentato un parcometro (coraggio! Il primo segno è decifrato!) poi abbiamo 2 martelli incrociati affiancati da uno strano codice numerico (e vien facile pensare che il parcheggio è riservato ai tifosi del West Ham United, ma quanto sono ospitali questi Romani?), subito al disotto vi è una croce nera anch’essa affiancata dal codice numerico ( ne deducete, quindi, che il parcheggio è riservato ai soli tifosi del West Ham United professanti la fede cattolica, ma quanto sono osservanti questi Romani?) indi vi imbatterete nella prova più ardua, quella che ha visto desistere persino i solutori degli pseudoenigmi della bassa Provenza: “eccetto gg festivi successivi al 1°” a capo “ €1 fratto ora“ a capo “ eccetto autorizzati XIII Trastevere G Settore”: al confronto la Stele di Rosetta è una sciocchezzuola da imberbi! ; non vi resta che rinunciare ed avviarvi alla ricerca di un parcheggio di quelli custoditi, magari al coperto così da riparare l’auto dal guano che scende sempre copioso in questa città, come la neve nelle bolle di vetro quando le rovesciate: bene, sappiate che parcheggiare l’auto in uno di questi garage vi costerà, probabilmente, quanto un pranzo alla Casina Valadier. Ma a Roma, si sà, sono storicamente dei gran giocherelloni, per cui se veramente siete così temerari da venire in città con la vostra auto sappiate che, il rischio più concreto che correte è quello di fidarvi completamente della cartellonistica stradale vigente: non fatelo! potreste ritrovarvi, senza capire il perché ed il per come, al varco doganale con la Svizzera.
Comunque si scherza, cazzeggiando si esagera sempre un po’; in realtà Roma è molto più vicina agli standard di città come Tokyo di quanto si pensi; non ci credete? Allora date uno sguardo alle addizionali comunali/regionali riportate nella vostra Dichiarazione dei Redditi!
Buon Giubileo!

Nessun commento:

Posta un commento