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Calliope

Calliope
Inno all'arte che nel nostro sangue scorre.

sabato 3 ottobre 2015

IL MIO ULTIMO SOGNO di Sergio Casagrande

Mi trovai davanti a una grande arcata , un Arcangelo mi fece un cenno. – Ascolta.- Una soave armonia di arpe e voci di bimbi giungevano ai miei orecchi. Guardavo i giardini del Cielo, fragranti dei profumi dei fiori elisi. Passai sotto l'arcata accompagnato dal mio piccolo amico cane che scodinzolava felice.
- È giunto il tuo turno di comparire davanti ai giudici- disse il l'Arcangelo, sii umile e silenzioso.
Alzai la testa e vidi miriadi di martiri e santi e sante anoressiche in vesti bianche. Poi eremiti, anacoreti, cenobiti dai corpi emaciati, profeti dagli occhi esaltati e severi con le loro barbe fluenti, santi apostoli con rami di palma e di ulivo in mano, patriarchi, qualche papa in brillante tiara e due-tre cardinali con le loro vesti purpuree. Severi intorno a me stavano i miei giudici, severi e impassibili. Sant'Ignazio, il Grande Inquisitore, si alzò e sentenziò: - La tua vita è stata offuscata da nefandissimi peccati. Sei stato vinto dalla lussuria, dalla voce infamante della carne! La tua anima è nera come la pece, il tuo cuore è impuro! Come santo e come cristiano ti condanno, che i diavoli ti tormentino per l'eternità!- Un mormorio si levò ed echeggiò per la sala. - Fornicatore- continuò senza remissione, - e con un cane alle soglie del Cielo!- esplose con voce furente un vecchio profeta. - Che impudenza! Portare una sudicia bestia quassù!- Un'altra voce si fece sentire, era quella burbera di San Domenico – le fiamme ti stanno aspettando!- San Pietro alzò il dito: - Ma qui abbiamo delle puttane pentite- sussurrò. - silenzio, pescatore, via, via, Lucifero è tra noi!-
Cercai di rispondere, ma ma nessun suono usciva dalle mie labbra. Mi sentivo abbandonato da Dio e dagli uomini. Mi si avvicinò san Rocco, protettore dei cani. - Ssst, non fiatare, io non sono che un piccolo santo... però, aspetta, ascolta, non senti un cinguettio?- Un piccolo cantore scese senza paura alcuna sulla mia spalla e cantò al mio orecchio: - tu salvasti mia nonna, i miei zii, quando uomini malvagi cercarono di imprigionarli con le reti, ricordi?- Poi venne uno scricciolo, una allodola e garrì per me. - Aiutatemi fratellini- implorai. -Ci proveremo- trillarono all'unisono. Queste piccole creature volarono verso l'arcata e improvvisamente sentii le campane di Assisi, i miei occhi videro gli ulivi secolari. Ed ecco che riconobbi il santo umbro che scendeva un serpeggiante sentiero, mentre uccellini di tutte le specie si annidavano nelle pieghe della sua logora tonaca. San Francesco si fermò al mio fianco e guardò i miei giudici con quegli occhi che né Dio, né uomo, né bestia, potevano incontrare con collera. Mosè si lasciò andare nella seggiola lasciando cadere i suoi dieci Comandamenti: - Ecco come siamo ridotti- mormorò amaramente- sempre lui, il folle e fragile sognatore, con i suoi stormi di uccelli e il suo seguito di straccioni, reietti e mendicanti. Così fragile, ma capace di arrestare la tua mano vendicatrice, o mio Signore! Non sei tu dunque Jehovah, il geloso, il Dio che scese tra fuoco e fumo dal monte Sinai per far tremare di terrore il popolo di Israele? Non fu dunque la tua ira che che mi fece stendere la bacchetta vendicatrice per distruggere tutte le erbe dei campi e abbattere tutti gli alberi , perché tutti, uomini e animali perissero?Chi temerà ora il lampo della Tua folgore, o Signore, se il tuono della tua collera può essere placato dal cinguettio di un uccello?- Il mio corpo si abbandonò sulla spalla del Poverello di Assisi. Ero morto, e non lo sapevo.
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4 commenti:

  1. Un raccontino danzante sulle corde dell'ironia che pure rispecchia Storia e Fede. Encomiabile.

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    Attraverso uno stile inconfondibilmente ironico, emerge tanta saggezza fusa con teneri sentimenti: questo è quello che sento. Ti ammiro e ti stimo moltissimo Sergio ( Carla Panno).

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  3. Se non ti conoscessi direi, leggendo l’ultima parte del tuo breve racconto, che sei un fervente cattolico, ma conoscendoti invece, il tuo impeto emerge come sempre nel denunciare le nefandezze inquisitorie di secoli or sono; profondo conoscitore della Chiesa cattolica, non esiti a denunciare le mistificazioni di quei tempi bui. Lo fai attraverso racconti ironici e al tempo stesso pietosi. Un Sergio Casagrande inedito e crudo che in poche parole lancia un semplice atto di accusa contro tutte quelle religioni manipolatrici e ingannevoli, ma anche una speranza di salvezza secondo un percorso di umiltà e di amore. Un Sergio Casagrande che dopo “ La casa dei ciclamini” dà ancora una volta il meglio di sé stesso...( Avio Rodriguez).

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  4. ...simpaticissima visione di un paradiso molto terreno....molto bello l'elogio al potere, presso Dio, di creature come gli animali, amati da Francesco perché semplici e umili come Lui...bellissimo ( Maria Costanza Resta).

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