Vita
che fosti incerta in universo
ed
aria ed acqua catturasti insieme
fra
dense nubi partorite in terra,
ai
giorni alterni con la notte esisti,
pieni
di pluvia ed alitar di vento
nel
sempiterno divenir del tempo.
Vita
che fosti madre di mia madre
ed
ora scorri in me più tormentosa,
che
voce mi donasti al primo pianto
presto
mi lascerai col cuore immoto
e
gli occhi dagli umori prosciugati.
In
te senso di pace e di dolore
albergarono
insieme più malvagi
e
la gioia nel suo corso fu funesta
tu,
genitrice di selvaggi dei,
e
d’alberi fronzuti alla tempesta.
Alla
luce venisti sotto il sole
in
pascoli d’acque putrescenti
e
dalla quiete calda di limaccia
traesti
per magia la neve ghiaccia.
Al
lume tuo sgorgò l’umor maligno
e
generasti l’odio con l’amore,
che
vennero fra loro alla tenzone
che
gli animi squarciò votati al gelo.
Ora
che sovrasti sul pianeta terra
e,
sfidando anche il tempo, ti rinnovi
sali
più alta a prendere il tuo posto
ch’al
Ciel piace, tal che l’energia
che
t’alimenta più non resti occulta,
per
regalare all’anima armonia.
Poesia edita in "Enciclopedia della Poesia Contemporanea, vol.5° - Ed. 2014..Edita dalla Fondazione Mario Luzi"
immagine: olio su tela 60x70 produzione privata Annamaria Vezio, anno 1972
D.L.
22/4/41 n. 633 (D.L 22/5/2004 n.128) su testo e immagine
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