È con questa opera finemente posta, nella forma, nell’ eleganza del concetto, nella penetrante trasposizione della recondita e profonda indagine interiore, che Giovanni Polidoro Bernabeo porge al lettore una minuziosa lettura del Sé, e come in una superba cornice, ognuno di noi scorge la propria immagine, il proprio status intimo a cui fino a “Qualcosa” non ha saputo concedere voce. Va a Giovanni Polidoro Bernabeo la capacità di aver tradotto in autentica Poesia luoghi interiori che ha saputo e voluto frequentare, fissando dall’ esterno la psiche che, pur se appartenendogli, ha ardito osservare dal silenzio della propria condizione di uomo; così come negli stessi meandri dell’anima, si è immerso, e navigando nei suoi fiumi occulti, ha incontrato il Sé: l’Io superiore, e lo ha accolto e avvolto nella magia dell’alchemica unione di Psiche, Pneuma e Soma.
“Qualcosa” è una Opera che non ha bisogno di ulteriori parole se non i suoi suoni stessi, distesi in ogni voce articolata, che rigo per rigo effondono le armonie del vissuto, le consonanze della condizione umana alla ricerca e all’ incontro; lo spartito della Vita su cui l’autore ha saputo porre le giuste note, rifinendo quel pentagramma che ha creato la musica: spartiture che involgendosi e svolgendosi in armonie e sincopi e lente cadute di note, l’una nell’ altra, e ora struggenti ora blandenti, raccontano l’esistenza.
Annamaria Vezio
Annamaria Vezio
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